Garbage, il report del concerto di Milano dell’8 giugno 2016

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Sapete qual è la cosa più brutta del concerto dei Garbage di mercoledì sera? Aver visto la band a Colonia pochi mesi prima (ne avevo parlato qui) e realizzare che quanto visto ieri sera era l’ombra sbiadita del gruppo che calcò il palco del Palladium della cittadina teutonica non molto tempo fa. Probabilmente a causa della stanchezza di un tour quasi agli sgoccioli, caratterizzato anche dalla recente caduta dal palco della stessa Manson e della mancanza di un colosso come Butch Vig dietro le pelli, lo show non ha convinto più di qualcuno.

A minare la serata del Fabrique, unica tappa nazionale prima della pubblicazione del nuovo lavoro “Strange Little Birds”, sono principalmente dei suoni mediocri che hanno vanificato la proposta musicale dei Garbage, con la qualità sonora che viaggiava dal discreto (l’impatto delle iniziali “Sometimes” ed “Empty” faceva infatti pregustare un gran show) al disastro totale, con punte di imbarazzo in quella “Stupid Girl” che, pur suonata con un diverso intro da diverso tempo, difficilmente si riusciva a riconoscere prima dell’ingresso di Shirley Manson. Per chi conosce bene i Garbage, la cura maniacale in ogni sfumatura della loro musica e la loro proposta variegata, un difetto così evidente influisce inevitabilmente sulla performance dei quattro, i tre “storici” Steve Marker, Duke Erikson ed Eric Avery e il batterista temporaneo Matt Walker.

Sia chiaro, dare un giudizio negativo su di un concerto dei Garbage significa comunque parlare di uno show che per altri gruppi sarebbe stato più che accettabile. La qualità della scaletta è grasso che cola per i fan di vecchia data e, tolto Beautifulgarbage ricordato con la sola celebre “Cherry Lips”, dal resto della discografia la scelta dei pezzi è distribuita più o meno equamente. Certo, mancavano tanti brani celebri (personalmente avrei sentito “Hammering In My Head”, “The World Is Not Enough”, “Shut Your Mouth” e quella clamorosa “As Heaven Is Wide” riesumata nel tour del ventennale), ma è il classico difetto che non si può recriminare ad un gruppo che per almeno un lustro è stato una gran macchina da singoli.

Come dare un giudizio non convincente su Shirley Manson vuol dire parlare di una donna che, anche con la pettinatura da ananas sfoggiata ieri sera, non serve che rivendichi il ruolo di influencer di rocker femminili relativamente a un certo modo di porsi sul palco (alcune ci hanno costruito la carriera copincollando molte cose, vedi Hayley Williams dei Paramore): ha un carisma magnetico, tiene lo stage come poche, porta alla grandissima i cinquant’anni che festeggerà ad agosto, vocalmente non ne sbaglia una, adattando alcune parti rispetto alla versione studio, e ha le “palle” per interrompere lo show per alcuni minuti a causa di una rissa sottopalco successa durante “Push It”, non chiedendo l’uscita dal locale dei protagonisti ma chiedendo loro di calmarsi e chiedere scusa, ricevendo dal resto del pubblico un applauso generale.

Un difetto non perdonabile ha minato l’atteso ritorno in Italia dei Garbage, che non passavano nel nostro Paese da quattro anni. Visto il grande successo del concerto meneghino, c’è da aspettarsi che la band si ricorderà del nostro Paese quando programmerà la prossima parte europea del tour. E se torneranno in forma ci sarà da divertirsi. Tantissimo.

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