Cinque anni vissuti di corsa e con tanti chilometri sul furgone alle spalle: i Monaci Del Surf arrivano al giro di boa di questo 2016 con “Monaci Del Surf III”, il terzo capitolo della loro discografia uscito per la torinese INRI. Squadra che vince non si cambia: il quartetto conferma la formula di rivisitare classici del rock e della musica nazionale in chiave surf. In questo terzo capitolo trovano spazio brani di Nirvana, Depeche Mode, Donatella Rettore, Nicola Di Bari, Madness e anche due inediti, i primi del loro repertorio.
In occasione dell’uscita del nuovo lavoro, abbiamo parlato con Cobra, uno dei quattro musicisti che da un lustro si esibisce in tutta Italia mascherato da luchadores. Una chiacchierata che è spaziata su una proposta musicale tanto facile quanto efficace e sulle passioni del gruppo, come ad esempio la trilogia di Guerre Stellari, passando per un tour che li vedrà protagonisti per tutta la seconda metà del 2016 e alcuni problemi con la legge impossibili da evitare. Anche da mascherati.
Come è nato il progetto Monaci Del Surf?
Ormai siamo in giro da cinque anni, quasi sei. Tutto è nato da una serata nella quale c’era un gruppo surf, uno rockabilly e uno garage di Torino, una sorta di revival. Nel 2010 capitò che non fu presente un gruppo surf, quindi l’organizzatore ci chiese se ce la sentivamo di mettere su un progetto estemporaneo. Poiché molti di questi gruppi erano avanti con l’età, decidemmo di esibirci mascherati, anche per non far capire che in confronto a loro eravamo dei ragazzini. All’inizio non fu un successo esplosivo dal punto di vista del pubblico; la nostra fortuna fu la presenza tra il pubblico di addetti ai lavori e proprietari di locali (tra cui uno di un grosso locale in Sardegna) della zona che ci chiesero di fare delle serate o qualche festival. A quel punto si decise che era il caso di mettere in piedi un vero e proprio gruppo.
Un progetto arrivato al terzo disco che presenta inediti ma tante cover, spaziando dai Nirvana alla Rettore, passando per Madness e Nicola di Bari. Come è nata la scelta delle cover?
Sin dall’inizio, avevamo inteso i Monaci Del Surf come un progetto di rivisitazione di brani del passato in chiave surf, soprattutto agli inizi quando dovevamo tirar su dei veri e propri concerti con poco tempo a disposizione. Volevamo un gruppo che suonasse con gran groove le canzoni del nostro cuore: il primo repertorio conteneva sigle di programmi televisivi e, ricordo, uno dei primi pezzi che preparammo fu la Marcia Imperiale di Guerre Stellari. All’inizio le idee arrivarono da me, poi la cosa è diventata più democratica e molte delle idee ce le passiamo tramite chat.
Un progetto che vive nei canali telematici ma anche in quello che è il vostro “Monastero”..
Sì, ma anche tanti tanti ristoranti, e soprattutto tanto tanto furgone. Sono molti anni che giriamo l’Italia in lungo e in largo e, se fai due conti, il tempo passato nel furgone è tantissimo!
Come mai è passato un mese tra la release digitale e fisica del disco?
Non è stata una scelta, semplicemente ci sono stati dei “problemi fisici” sul disco. Quando cerchi di fare le cose in tempo e non vuoi far trapelare molte cose all’esterno succede sempre l’imprevisto e, da questo punto di vista, il terzo lavoro è stato quello più complicato. Abbiamo avuto dei gravi ritardi su tutte le fasi della lavorazione. Per fortuna, anche coloro che stavano lavorando con noi erano impegnate su altri progetti: lo studio dove abbiamo registrato, per farti un esempio, è stato prenotato dai Punkreas per registrare il loro ultimo lavoro per un mese, cosa che ha fatto slittare le nostre sessioni di un po’. La stessa cosa è avvenuta anche per quegli impegni formali da mettere in atto per le uscite fisiche, come ad esempio la SIAE.
“Monaci Del Surf III”, secondo quanto hai affermato di recente, è l’ultimo capitolo di una trilogia. Non è che avete ripensato a questa cosa e pubblicherete un quarto capitolo, un po’ come fecero i Led Zeppelin?
Con la cosa dei Led Zeppelin c’hai preso. In realtà l’idea iniziale era quella di omaggiare la trilogia originale di George Lucas; inizialmente pensavamo di aver dato tutto con i brani del primo disco, poi è arrivato il secondo e il terzo e i brani in ballo sono circa 36, non me la sento di dire che ci sono altri dodici pezzi che trovano un importante spazio nel nostro cuore. Può essere che magari, in futuro, si decida per optare su progetto del tipo “I Monaci Del Surf Suonano I Beatles” o altre cose, ma la formula di cover da ballare resterà quella. Per fare altre cose dovremmo stravolgere tutto il nostro progetto, e non è una cosa che faremo.
Il vostro lavoro presenta anche dei brani inediti, con un percorso che sembra voler seguire quello dei Calibro 35. Non è che il prossimo album, o quello successivo, darà una svolta alla vostra proposta, presentando solo inediti?
Prima di tutto i Calibro 35, e tutti i progetti a loro legati, sono un esempio di band che stimiamo sin dai loro primissimi concerti: siamo legati a quella musica strumentale e alla psichedelia in generale. Loro sono molto bravi, e lo hanno dimostrato anche con gli stacchi radiofonici registrati di recente. Certo, ci piacerebbe andare in quella direzione anche se noi siamo più rock e “ballabile” rispetto al loro; loro sono una band più da ascoltare. Proprio il discorso del ballare è una cosa che ha frenato la presenza di inediti nel nostro repertorio: è difficile creare da zero canzoni “da ballare”, arrivare in un posto e far danzare 3-400 persone con un pezzo a loro sconosciuto. Perlomeno nei concerti, continueremo principalmente con il nostro repertorio di cover.
Perché questa scelta di chiamarvi solo per soprannome e di indossare queste maschere da luchadores nei vostri concerti?
Inizialmente perché, come ti ho detto prima, non volevamo mostrare la nostra giovane età nella primissima fase di tutta questa storia. Poi perché molti di noi facevano e fanno parte di altri gruppi con i quali hanno dei legami discografici. Questa idea delle maschere è stata anche fatta per evitare delle beghe legali ed impedire che l’etichetta impugnasse un accordo siglato. Avevamo pensato a questa cosa anche per evitare problemi con la polizia, ma tutto ciò non è servito: abbiamo ricevuto diverse multe in passato che non ci saremmo mai aspettati come, ad esempio, delle affissioni abusive che non avevamo fatto noi. Le multe sono arrivate a me, si parla di 500 euro, e per trovarci la cosa è stata semplice: oltre ad aver trovato il nostro furgone parcheggiato sotto la caserma, le forze dell’ordine sono risalite al titolare del sito internet dei Monaci Del Surf, che ero io.. non è bastato fare finta di niente! Purtroppo su questo argomento la legislazione è strana: il primo che beccano gli fanno la multa, anche se sanno benissimo che non è stato lui.
Partirete con un tour estivo che inizierà a breve. Si estenderà con altre date per la seconda metà dell’anno?
Il tour estivo uscirà a spizzichi e bocconi: succede spesso che, quando annunciamo un concerto in una regione, si cerca di piazzare una data in quella vicina. Per quello autunnale invece, che vede delle serate nei locali, la cosa è più articolata e verrà pubblicata tutta insieme, con date in programma tra ottobre e novembre. Poi faremo anche un giro in Europa, un piccolo tour che stiamo pianificando per la parte finale dell’anno e che è difficile da organizzare perché non facile da sostenere economicamente. Per il 2017 vedremo come andrà; l’unica cosa certa è che non ci sarà un nuovo disco.
Quando le beghe contrattuali che vi hanno “costretti” a suonare mascherati per la prima parte della vostra storia saranno concluse, farete un tour smascherati come fecero i Kiss negli anni Ottanta?
I vincoli contrattuali sono conclusi! A questo punto però siamo legati alle maschere.. se fossimo famosi come i Kiss la cosa avrebbe senso, ma non credo che la cosa cambi molto per i nostri fan. Certo, la cosa ci piacerebbe per non averle più addosso: suonare due ore mascherati è molto più duro di quanto possa sembrare.