Si chiude con l’esibizione dei The Hives la seconda e ultima giornata del Rock Im Ring, rassegna che ha portato nei quasi vent’anni di storia nell’Altopiano Del Renon nomi del calibro di MIA., Dropkick Murphys, Volbeat, Pennywise, Danko Jones e Agnostic Front. Gli svedesi hanno condiviso con i Flogging Molly il ruolo di headliner del 2016, in una due giorni che ha portato numerosi fan anche dalla vicina Austria e dal resto d’Italia, spinti dal richiamo delle band principali (gli Hives erano in esclusiva nazionale).
Senza un album da promuovere (dovrebbe uscire nel corso del 2016) e ancora orfani dello storico bassista Dr. Matt Destruction, i The Hives scelgono di giocare la facile carta della scaletta best of, proponendo nei circa 75 minuti di concerto una vasta fetta del meglio del loro repertorio, principalmente collocato negli album “Veni Vidi Vicious”, “Tyrannosaurus Hives” e “The Black And White Album”, con l’inspiegabile esclusione del debutto “Barely Legal”. E di fronte a pezzi noti a tutti come “Die Alright”, “Walk Idiot Walk”, “Won’t Be Long”, “Main Offender” e la conclusiva “Tick Tick Boom”, nella scaletta trovano spazio “I’m Alive”, canzone inedita che la band propone ormai da alcuni anni nei suoi concerti, e sorprese come “The Hives Declare Guerre Nucleaire” e “Midnight Shifter”, pezzo che chiude l’ultimo album “Lex Hives” e che la band ha iniziato ad inserire nelle scalette in pianta stabile solo da quest’anno.
Per chi ha già visto la band in passato, il concerto di Collalbo è la solita certezza, ma per coloro che non li hanno mai visti dal vivo, il primo impatto con i The Hives è quello di una vera e propria bomba: non saranno una band tecnicamente ineccepibile, gli errori ci sono stati e non si possono nascondere, ma la carica dei cinque e la proposta musicale che affascina anche chi non conosce l’intero repertorio della band rende il gruppo una certezza in sede live, cosa che non si può dire altrettanto in studio da almeno un paio di album.
Il motore del gruppo sono Chris Dangerous, una vera e propria macchina dietro alla batteria, e i fratelli Almqvist, tra i quali spicca il frontman Pelle che per tutta la durata del concerto prende per i fondelli il pubblico (clamorosa la carta dell'”Avete capito di cosa sto parlando?” dopo un suo sproloquio, accolto dal boato di una platea che per buona parte non aveva capito un’acca), si butta addosso alle prime file e sfodera il suo repertorio di salti e spaccate un momento sì e l’altro pure; un frontman che non è capace di stare fermo e di stare zitto, ma sempre supportato dai tecnici di palco che, come da tradizione, si presentano vestiti da ninja e in caso di necessità si alternano anche alle percussioni. Pelle Almqvist è anche il protagonista di un momento divertente nella parte finale dello show: spinto da una fan salita sul palco che lo invita a saltare sul pubblico, il frontman dopo aver pensato qualche secondo dice dice di “Avere un’idea” e, dopo aver fatto sedere tutto il pubblico, si butta sopra di loro per il tanto atteso stage diving.
Per chi nutrisse ancora dubbi sul valore dei The Hives, gli svedesi sono e restano una delle migliori band che si possa vedere dal vivo al giorno d’oggi. Con un Pelle Almqvist come quello che si è visto ieri sera, ancora in forma smagliante e in difficoltà solamente su alcune parti vocali, la band nordeuropea potrà dire la sua ancora per diversi anni, in attesa che gli stessi pubblichino un nuovo studio album all’altezza del passato.
Prima dei The Hives si sono esibite numerose band, tra le quali vale la pena citare tre nomi: i Lemon Duke (band dal sound funk rock che, se fosse promossa adeguatamente, potrebbe togliersi grandi soddisfazioni nel nostro Paese), i Mainfelt (folk rock figlio dei Mumford And Sons che ha riscosso un gran successo di pubblico) e gli Itchy Poopzkid (punk rock band tedesca che, come lo scorso anno i Kraftclub e gli Honningbarna, si rivela come un’autentica sorpresa per chi non conosce il mercato musicale di lingua teutonica).