Se c’è una band che più di altre ha codificato il pop punk degli ultimi vent’anni, questi sono i Descendents. A vent’anni dal loro maggiore successo commerciale (“Everything Sucks”) e dodici dal precedente studio album (“Cool To Be You”), i californiani tornano nei negozi con “Hypercaffium Spazzinate”, ultimo capitolo della carriera di un gruppo che in quasi quarant’anni di carriera ha pubblicato soli sette album. Una carriera spezzata dagli impegni lavorativi e di studio del frontman/icona Milo Aukerman (affermato biologo al di fuori della scena musicale) e dalle numerose lunghe pause che la band si è presa, tra cui una lunga quasi dieci anni tra anni Ottanta e Novanta.
“Hypercaffium Spazzinate” è l’album che ogni fan si aspetterebbe dai Descendents: una band che non ne vuole sapere di invecchiare, che spara pezzi brevissimi al punto che la durata media supera di poco i due minuti, si spacca di “Coffee Mug” e che resta coerente con i suoi precedenti lavori. L’atteso ritorno è la summa della loro carriera: troviamo l’hardcore degli esordi (memorabile la gang vocal di quella scheggia chiamata “No Fat Burger”) ma anche quel pop-punk dove dimostrano di avere quella marcia in più che band attuali che hanno preso spunto dal loro materiale non hanno (“On Paper”, il singolo “Victim Of Me”).
Il vero valore aggiunto dei Descendents restano però i testi, che raccontano con ironia e sarcasmo fatti quotidiani e autobiografici che li hanno resi contemporaneamente una pecora nera del filone, soprattutto agli esordi, ma anche una delle band più amate dai fan. E non importa se si è passati dall’affrontare l’abbandono del cantante dopo la high school (ricordate “Milo Goes To College”?) al dover raccontare i problemi che si presentano davanti a coloro che ormai hanno raggiunto i cinquant’anni, come ad esempio degli esami del sangue non andati per il verso giusto, i problemi con il vicinato o i medicinali da dare ai propri figli su suggerimento del medico. Passano gli anni ma il punto di unione con la gioventù resta quella fratellanza perfettamente cristallizzata nella conclusiva “Beyond The Music”, che potrebbe essere interpretata come una sorta di testamento dei californiani.
Forte di una produzione che può essere considerata la migliore della loro carriera, grazie anche al lavoro del batterista Bill Stevenson già collaboratore di Rise Against e NOFX, “Hypercaffium Spazzinate” è un ottimo ritorno sulle scene per gli statunitensi. La conferma che per una band è meglio centellinare i lavori in studio, allo scopo di pubblicare il materiale migliore (anche se questo vuol dire aspettare tre anni), piuttosto che mandare avanti la carriera ad inerzia con lavori che fanno rimpiangere il passato. Questo non è il caso dei Descendents.