Suicide Squad, o l’occasione gettata al vento dei cattivi a ritmo di rock and roll

suicide squad recensione

Dopo il clamoroso successo di “Deadpool”, la pellicola Marvel uscita lo scorso febbraio che ha portato per la prima volta il politically uncorrect nei cinecomic, l’uscita di “Suicide Squad” è stata accolta da molti con gioia e gaudio: la risposta DC/Warner al mercenario chiacchierone aveva le carte in regola per dire la sua, grazie anche ad una serie di trailer azzeccati pubblicati nell’ultimo anno che hanno portato alle stelle le aspettative dei fan.

Il punto è che “Suicide Squad” non è un film brutto ma, come avvenuto con “Straight Outta Compton“, alla fine della visione si respira una pesantissima aria di occasione sprecata. Il sentore di fallimento arriva già dalla prima parte del film: una serie sconclusionata di piccoli trailer di presentazione dei protagonisti con delle colonne sonore piazzate là per far rizzare le antenne agli appassionati di musica. In poco più di mezz’ora sentiamo gli Animals con il classico “House Of The Rising Sun”, una cover di “You Don’t Own Me” di Lesley Gore, i Rolling Stones con “Sympathy For The Devil”, “Dirty Deeds Done Dirt Cheap” degli AC/DC, “Slippin’ Into Darkness” dei War e “Fortunate Son” dei Creedence Clearwater Revival. Una scelta innovativa, se non fosse che l’idea della colonna sonora bombastica ricca di pezzi strafamosi (all’appello mancano tra gli altri “Seven Nation Army” e quella “Bohemian Rhapsody” già assaggiata in uno dei trailer) è stata palesemente scippata da “Guardians Of The Galaxy”, film Marvel uscito un paio di anni fa.

Quella della colonna sonora non è l’unica “libera ispirazione” di David Ayer e soci. Il cannovaccio della sceneggiatura ruota intorno a “1997 Fuga Da New York”, uno dei film più famosi di John Carpenter dal quale viene rubata l’ambientazione post-apocalittica che si respira in Midway City, e anche l’idea del chip sottocutaneo esplosivo pronto a scattare in caso di disobbedienza (e a pagarne le conseguenze è Slipknot, uno dei metaumani ridotto al semplice ruolo di vittima sacrificale). Inoltre lo sviluppo della missione è così lineare che pare di giocare una missione di “Battlefield”, con occhiolino all’action “The Raid” in tutta la sequenza del grattacielo.

I problemi in “Suicide Squad” sono anche riscontrabili in un minutaggio ridotto che massacra molti spunti interessanti; un montaggio criminale che taglia con l’accetta troppe scene importanti; un rating PG13 che tralascia la violenza che in una pellicola come questa era lecito attendersi. A pagarne le conseguenze è la coppia Harley Quinn-Joker, interpretati rispettivamente da Margot Robbie e Jared Leto, tanto strepitosi esteticamente (l’australiana potrebbe essere per i Millennial ciò che è stata la principessa Leia di Episode VI per quelli nati prima degli anni Ottanta) quanto sprecati nel risultato finale.

Non serviva molto per dare spessore al loro ruolo: sarebbe bastato raccontare la storia come fatto per Mickey e Mallory Knox di “Natural Born Killers”, facendoli diventare dei moderni Bonnie e Clyde sotto acido. La sceneggiatura però li relega a dei pazzi senza arte né parte, macchiette comiche che non fanno paura come, invece, quel Heath Ledger che fa sparire la matita grazie alla testa di un bodyguard. Risulta buttata là anche tutta la ministoria di Deadshot, qui interpretato da un Will Smith che da qualche anno a questa parte va avanti a siparietti comici (clamoroso quello su Phil Jackson, storico allenatore NBA) e faccette in camera: un sicario senza scrupoli che esita ad ammazzare a sangue freddo Batman perché di fronte alla figlia.

Il peso dei tre attori principali sopra citati relega a semplici comprimari tutti gli altri. Ed è un peccato perché, tolto Joel Kinnaman nel ruolo di Rick Flag aka spalla comica di Deadshot, e quell’autogol vivente chiamato Cara Delevingne (tanto inespressiva nel ruolo dell’archeologa June Moone quanto cartonata nel ruolo de L’Incantatrice), gli altri membri della Suicide Squad avrebbero meritato molto più spazio. El Diablo è il personaggio presentato meglio, grazie alla tragica storia alle spalle, ma viene relegato ad una manciata di minuti di gloria nella parte finale del film, mentre la coppia Captain Boomerang-Killer Croc meriterebbe da sola uno spin-off a basso budget fatto di pugni in faccia, one liner da brividi e birrette.

Cos’è quindi la “Suicide Squad”? Un’Armata Brancaleone di cattivi non cattivi nel quale l’unico vero villain è Amanda Waller, funzionario di alto livello degli Stati Uniti: in poco più di due ore tiene in ostaggio un’archeologa e un militare, ammazza a sangue freddo alcuni funzionari e, pur di salvarsi le chiappe, regala alla prima strega che si trova per strada il suo cervello che, dettaglio non da poco, contiene più o meno tutti i segreti militari degli States. Cioè, ha fatto secca più gente e preso per il culo i Federali lei che tutti gli altri… Bella storia eh?

Leave a comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *