Il momento di svolta dell’ascolto di “Last Year Was Complicated”, il terzo lavoro solista di Nick Jonas, è il secondo 50 dell’iniziale “Voodoo”: quando parte il ritornello con quel beat abusato e straabusato negli ultimi anni, avrei preso tranquillamente l’impianto audio di casa e lo avrei gettato dalla finestra, per poi fiondarmi al primo negozio di HiFi per prenderne uno di nuovo. Ma bisogna dare una seconda possibilità a questi ragazzi, soprattutto se sono palestrati e possono tranquillamente fare brutto al sottoscritto che al massimo riesce a sbucciare una patata.
Poi arrivi alla seconda traccia, “Champagne Problems”, e senti quell’intro che tanto ricorda “Lean On” dei Major Lazer e ti chiedi se stai vivendo un post bronza, ma poi realizzi che l’alcol non lo tocchi da una vita, e non in senso figurativo. Musicalmente la recensione di questo disco è praticamente sovrapponibile a quella di Zayn e del suo debutto “Mind Of Mine”, tolta la parte sull’ispirazione da parte di Frank Ocean. La storia dell’ultimo anno dell’ex Jonas Brothers, band che apprezzo e che difenderò a spada tratta fino al mio ultimo giorno, è la summa del peggio che si può ascoltare nel 2016: produzione che prende il lavoro fatto da Timbaland nello scorso decennio (tutti che sperano di diventare il nuovo Justin Timberlake forse?) e lo farcisce con quell’aria da The Weeknd e da dancehall che ti tiene bello ancorato nel 2016.
In ambito videoludico o tecnologico, “Last Year Was Complicated” verrebbe descritto tranquillamente con la parola “scaffale“. Il termine può essere tranquillamente utilizzato anche per il nuovo disco di Nick Jonas. Anche perché l’unico brano interessante, “Comfortable”, non è manco lontanamente da considerare tra i migliori episodi pop dell’anno.