Sapete qual è il grandissimo difetto di “Love & Hate”, il nuovo album di Michael Kiwanuka? Il fatto che dietro non ci sia il marketing di Adele, capace di infilare ovunque quello che può essere tranquillamente essere considerato come uno dei capisaldi del soul moderno, il secondo lavoro del cantante britannico sotto i riflettori da quel 2011, anno nel quale vinse l’ambito premio BBC Sounds Of.
“Love & Hate” viaggia sui territori del vero e proprio capolavoro, e questo anche grazie al lavoro in cabina di regia di Danger Mouse e al supporto di un coro e di una vera orchestra, che ha lavorato con Kiwanuka anche nella stesura dei pezzi. Il suono è potente, epico ed emozionante e dalla suite iniziale “Cold Little Heart” (dove si possono sentire alcuni velati echi dei Pink Floyd) all’assolo conclusivo di “The Final Frame” i momenti da ricordare sono fin troppi. Le mani di “Black Man In A White World” sembrano essere suonate nella stessa sala di ascolto, “Falling” è un brano struggente che non può non emozionare già dal primo ascolto, la title track e “Rule The World” sono due tracce nelle quali l’integrazione tra la voce di Michael Kiwanuka e il coro di supporto è totale e “One More Night” potrebbe tranquillamente sfondare in radio, grazie anche alla perfetta fusione tra il mood retrò e un beat moderno.
Un lavoro dallo stampo Motown scritto nel 2016: chi aspettava al varco la promessa Michael Kiwanuka si trova davanti un grandissimo lavoro. Una qualità clamorosa, che non si è sentita neanche in tanti dei lavori più strombazzati dell’ultimo lustro usciti dal Regno Unito, grazie al quale possiamo dire che il britannico di origini ugandesi è da considerare come un artista di punta del panorama internazionale.