Nel 2006 Fabri Fibra rivoluzionò il mercato nazionale dell’hip hop con “Tradimento”, album considerato da molti come il disco che ha dato una svolta al movimento tricolore che avrebbe conquistato il mainstream da lì a poco. Oggi Fibra lancia Lo sto facendo, nuovo singolo (ascoltalo qui) con cui ha aperto gli ultimi concerti. Ultima tappa del tour all’Home Festival sabato scorso, quando lo abbiamo incontrato per farci raccontare tante cose interessanti.
Sei arrivato all’ultima tappa del tour qui a Treviso. Hai però scelto di fare solamente otto date: è per caso il preambolo di un nuovo tour che farai in autunno o in inverno?
In realtà il tour non lo decido io in base alle città nelle quali voglio suonare, ma solo in base a quanto voglio farlo durare. Quando abbiamo pubblicato la ristampa di “Tradimento” ad aprile, ho detto che avrei voluto suonare per tre mesi, arriviamo fino all’estate ma volendo si poteva tranquillamente arrivare fino alla fine dell’anno. Ma non sono quello che vuole spremere la cosa fino alla fine, lascio un po’ di energie per poi essere subito pronto per dedicarmi al nuovo materiale. Ti dico questo perché, dopo l’esperienza del 2008 con il tour di ottanta date di “Bugiardo”, arrivi alla fine che ti senti vuoto: hai girato e visto tanto, suonato così tante volte lo stesso show che ti azzeri del tutto. Voglio ritornare a casa ed avere quell’entusiasmo per ripartire. Ti dico una cosa molto personale a riguardo.. quando scrissi “Tradimento” dieci anni fa avevo così tanti cazzi personali: passare dalla vita di provincia all’impatto mediatico mi ha così scombussolato la vita al punto di non poter godere appieno di questo disco. Ho impiegato dieci anni per liberarmi da tutte le situazioni e trovare l’equilibrio. Dopo dieci anni posso cantare “Applausi per Fibra” e godermela.
Sei passato dalla provincia al mondo, ma in realtà prima di “Tradimento” hai vissuto in Regno Unito per un periodo, facendo i tipici lavori da italiano all’estero. Quanto c’è del Fibra britannico in questo lavoro?
In realtà non ero a Londra ma a Brighton.. quando sono andato in Inghilterra ho iniziato a vivere da solo. Quando scrivi nel nucleo familiare scrivi nella tua realtà di provincia, nella tua zona di confort, scrivi immaginando di essere un altro, magari anche riuscendoci. In realtà non sei tu, ma quello che vorresti essere facilitato dalla situazione di provincia.. quando sono uscito dalla provincia ho scoperto che chi esce da casa avrà molti problemi: economici, il trovare un lavoro, il trovare una casa. L’italiano è condannato a vivere insieme ai genitori fino a quando non si reinventa completamente, che è quello che è successo a me in quel periodo. Era impossibile continuare con la vita di provincia, ti saresti ancora di più incattivito. Avrei voluto fare il grafico, non volevo fare il rapper: desideravo la vita di ufficio, andare a fare gli aperitivi con gli amici, fare delle vacanze “normali”. Ad un certo punto della mia vita il rap mi ha “dato la luce”: prima Vitaminic, poi Universal mi chiamano perché han visto il successo. La vita è tutto un trasformarsi.
Due giorni fa era il dodicesimo anniversario di “Mr Simpatia”. Al contrario di altri artisti, che hanno rinnegato il loro passato distaccandosi con i nuovi pezzi, pare che tu te la stia godendo alla grande..
Perché ho bisogno di soldi frate! Chi rinnega il passato probabilmente è ricco di famiglia.. sai quanto tempo spreco nello scrivere? Sai quanta marijuana spreco nello scrivere? Quante energie, quanti pezzi di vita, quante amicizie, quanti incubi, quante notti insonni.. ti pare che vada a dire che non mi riveda in una mia canzone? L’ho fatto perché ci credevo, perché mi serviva, sono le mie armi cazzo. Non mi ci vedo in quelli che rinnegano il passato, come ti ho detto o sei ricco di famiglia o sei così schiavo del tuo pubblico e delle loro idee, ma a questo punto non sei più un artista. Io non rinnego niente, e mi commuovo ancora oggi nel sentire i pezzi del passato.
Quando ti hanno mandato i pezzi per “Tradimento reloaded” Gemitaiz, Madman e Nitro cosa hai pensato?
Prima di tutto ho pensato che la cosa funzionava, stavano arrivando cose fighissime che si legavano con i brani originali. Le scelte sono tutte mie, avevo stilato una lista di artisti in un quarto d’ora. Quando poi è arrivato il materiale ho capito quanto “Tradimento” dieci anni fa aveva contagiato i nuovi artisti di oggi. Ho visto questo e ho detto “Che figata”.
Il Fibra del 2006 avrebbe mai pensato che “Tradimento” sarebbe stato così importante per l’hip hop nazionale?
Ti dico la verità, ma non vorrei sembrare.. queste cose le capisci prima degli altri perché ti arrivano dei segnali nella vita. Per esempio, quando da un giorno all’altro la gente ti ferma per strada, cosa vuol dire, sanno chi sono. Capisci che qualcosa sta succedendo e stava a te cogliere l’attimo. Quando scrissi “Tradimento” era un periodo particolare della mia vita, mi sentivo come se avessi il terzo occhio: sono stato in Inghilterra, ho vissuto i problemi e mi sono tolto la maschera. In Inghilterra ho anche iniziato a scoprire il rap americano e ho anche capito una cosa: che in Italia mancava qualcuno che dica quelle cose, senza nominare parole in inglese e dei miti internazionali. Parlo di Italia, canto in italiano, parlo degli italiani perché sono italiano. Mi sta sul cazzo il rapper che parla di figa, di oro. Posso capire il rapper afroamericano, perché lì c’è un discorso di rivalsa culturale in un’America bianca. Di suo il rapper è nauseante. È figo da vedere perché rappresenta un momento storico ma oggi sono completamente svenduti: rappresentano i giovani di oggi, la moda, la panineria, le marche, far vedere, sei sempre lì alla moda. Io ho vissuto in un tempo dove ci spaccavamo i coglioni a vicenda ma ci chiedavamo cosa ci aspettavamo dal futuro. Poi è arrivato internet, la condivisione..
A proposito di rapper americani mi viene in mente Jay Z che rappa su una tua base..
La cosa risale a dieci anni fa: durante un suo tour europeo chiese le basi di alcuni rapper locali e in Italia scelsero me. Ho metabolizzato la cosa negli anni? Ti dico la verità? A me già in passato piaceva “Applausi per Fibra”, è sempre stata bella e non l’ho mai rinnegata. Il problema è che gli italiani hanno impiegato dieci anni per capire che era una bella base. Al tempo tutti mi dissero che era commerciale perché non somigliava al rap anni Novanta. Per la musica non devi guardare indietro, ma avanti. Perché gli americani sono sempre visti positivamente? Perché sono avanguardisti. Mentre noi italiani guardiamo all’indietro, anche se oggi un brano spacca lo ammettono tutti subito. Sai cosa? Ho impiegato dieci anni per sentirmi dire che un mio brano spacca e, vaffanculo, alla fine ce l’ho fatta!