Home Festival 2016, i quattro top e flop della settima edizione

home-festival-2016-top-flopCala il sipario sulla settima edizione di Home Festival, la rassegna che si è tenuta la scorsa settimana nell’area Ex Dogana di Treviso e che ha portato ben 88mila persone nell’arco di cinque giorni, con le maggiori affluenze nelle giornate di venerdì e sabato, grazie al richiamo di headliner come Prodigy e Martin Garrix.
A “bocce ferme”, e con il pensiero già alla prossima edizione, facciamo il punto della situazione indicando i quattro top e i quattro flop dell’edizione 2016, esulando anche dal lato prettamente musicale

TOP

Organizzazione
Il festival sta crescendo, e con esso si percepisce anche un miglioramento nel lato organizzativo. La scommessa camping, a detta di chi lo ha frequentato, è stata vinta e la gestione dei parcheggi, concentrati in due aree limitrofe, ha ridotto al minimo i disagi sul traffico, facendo dimenticare le congestioni dell’area San Giuseppe delle primissime edizioni. Ottima anche la qualità dei suoni sui vari palchi, l’ineccepibile lavoro della security e l’organizzazione dell’area. Resta solo da potenziare il servizio navette per il centro cittadino, in sinergia magari con l’azienda del servizio pubblico locale. Un particolare applauso agli addetti alla raccolta differenziata, sempre pronti a dare una mano nella suddivisione dei rifiuti: i veri eroi di Home Festival 2016.

Jesse Hughes degli Eagles Of Death Metal
Conoscendo i suoi recentissimi trascorsi, e il suo pensiero politico, in molti si sarebbero aspettati un Jesse Hughes barricato in hotel fino all’inizio del concerto. E invece no: il frontman degli Eagles Of Death Metal resta l’amicone di sempre che dispensa sul palco sorrisi, pose e battute come non ci fosse un domani. Come se non bastasse, dopo il soundcheck del pomeriggio, Hughes ha percorso tutta l’area del festival a piedi, con in spalle la sua chitarra, prendendo un gelato e facendo alcune foto con i suoi fan. Eroe vero.

Prodigy
Ne ho parlato ampiamente in un articolo dedicato a quella che è una delle migliori live band in circolazione. A Treviso i ragazzi hanno confermato il fatto di essere una spanna sopra alla concorrenza. Clamorosi.

La lineup
In Italia non si vede molto spesso una bill così variegata, capace di spaziare dal pop per teenager alla EDM, passando per l’alternative rock e il metal, con l’ultimo che ha avuto il suo spazio di gloria nella giornata di sabato. Headliner di rilievo, e una serie di gruppi sparsi nella cinque giorni capace di accontentare tutti; salvo alcune eccezioni più o meno prevedibili, tutti i concerti sono stati almeno buoni, con picchi assurdi nel caso di Prodigy, Salmo ed Enter Shikari. Da apprezzare anche la domenica, con la collaudata formula della giornata per le famiglie destinata a diventare una costante anche per le future edizioni, e la scelta del Day Zero di apertura, dedicato come nelle prime edizioni alla musica veneta e che ha portato sul main stage le reunion di Catarrhal Noise e Derozer.

FLOP

I palchi
Sono ottimi per un festival straniero, ma per una realtà come quella italiana il limite massimo di palchi resta tre, e già si esagera. L’ideale sarebbe mantenere i due palchi principali e il circus stage nei quali far esibire, anticipando l’orario di inizio alle 13, i gruppi che si sono esibiti negli stage secondari: una band emergente ha più visibilità con un’esibizione nel main stage alle 14 piuttosto che una alle 23 in contemporanea a Martin Garrix. E tutto questo per colpa de…

Il pubblico
Il pubblico italiano è inadeguato, punto: esiste solo l’headliner e l’attesa per lo stesso. Insopportabili i fischi per Il Teatro Degli Orrori il venerdì, come le affluenze ridicole per gruppi molto validi come gli España Circo Este o gli Eagles Of Death Metal. Fosse per loro, basterebbe uno stage singolo, l’esibizione dell’headliner e tanti saluti. Nota di merito ai fan dei Rio, chiamati a esibirsi ad Home Festival a furor di popolo (ottennero un risultato enorme in un sondaggio online) ma poi davanti al palco c’erano 40 persone a farla grande, e a quelli che ancora si lamentano che qualche anno fa il festival era gratuito e ora costa 30 euro a sera.

Martin Garrix
Sarà che sono un vecchio, sarà che la sera prima ho visto Liam Howlett ( <3 ) spaccare tutto con la forza della vecchia scuola, sarà che lo scorso anno Paul Kalkbrenner aveva fatto uno show maiuscolo, ma il concerto del giovanissimo “fenomeno” neerlandese è stato il vero e proprio flop musicale del festival. Niente da dire sul successo della giornata, raduni più di 30mila persone e vinci a prescindere, ma sentirsi un set più piatto di Gwen Stefani ai tempi di “Tragic Kingdom” con i drop più telefonati delle tipe ammazzate negli horror di serie B, e il tutto condito da un copincolla generale di quanto fatto da Tiesto, fa capire quanto basti poco per fare successo nell’era dei social. Vedi punto precedente.

I quotidiani locali
Copertura ridicola, tenendo conto che si parla di un evento di primaria importanza nel panorama locale, e dedicata praticamente nel mettere in risalto i “disagi” arrecati alla cittadinanza, dal topos sui volumi (i tappi per quattro notti all’anno non sono una tragedia) alle vette del trash dell’articolo sul post su Facebook di uno dei “concorrenti” di Home Festival e della bottiglia di Heineken in un capitello fatta passare per profanazione. Per non dimenticare un “Lollapaloosa” sfuggito al correttore di bozze. Da questo punto di vista, non è per fare il pavone di turno, ma web batte cartaceo 50 a 0.

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