Di “La La Land” se ne parla dallo scorso settembre, quando la pellicola venne presentata alla Mostra Del Cinema Di Venezia del 2016 e riuscì a portarsi a casa una Coppa Volpi (Emma Stone) e una candidatura al Leone D’Oro. Da lì all’arrivo nei cinema (tra dicembre e gennaio) è un susseguirsi di ottime recensioni provenienti dai vari festival in tutto il mondo. In poche parole: un film dal successo preannunciato ancora prima di arrivare nelle sale.
Non facciamo tanti giri di parole: indipendentemente dalle 14 nomination all’Oscar, “La La Land” è un capolavoro che può già essere annoverato tra i classici. Ma soprattutto è un film che non può lasciare indifferenti: impossibile non venire trascinati nel vortice di musica e colori che caratterizzano le due ore e mezza della pellicola.
La trama? Una storia di amore in musica tra due sognatori
Chi si aspetta una trama articolata e sconvolgente, diciamolo pure, non ha capito nulla della vita. “La La Land” è la storia di due sognatori che incrociano le loro vite in quello che resterà per loro un anno indimenticabile e di svolta delle loro vite. Emma Stone è Mia, barista in una caffetteria dei Warner Studios che cova il sogno di diventare un attrice; Ryan Gosling è Sebastian, un talentuoso pianista il cui unico desiderio è di aprire un locale di musica jazz. I due si incrociano per puro caso in un locale nel periodo natalizio per poi reincontrarsi, poche settimane dopo, ad una festa in piscina. L’ambientazione è la Los Angeles del Ventunesimo Secolo ma il mood è quello che si respirava nei musical degli anni Cinquanta e Sessanta. Memorabile da questo punto di vista la sequenza introduttiva, con il traffico intenso che fa da teatro ad una favolosa coreografia ripresa con un piano sequenza.
Il talento del regista Damien Chazelle, che abbiamo conosciuto con il suo precedente film “Whiplash”, emerge più volte nelle due ore di durata del film. Abile nel portare in pellicola la sua sceneggiatura, scritta nel 2010 ma finanziata dagli studios solo dopo il successo clamoroso del suo penultimo film, ma altrettanto bravo a coordinare il lavoro di tutta la squadra coinvolta nelle lavorazioni di “La La Land”, dagli attori ai tecnici. La fotografia praticamente perfetta che immortala momenti come il ballo di Mia e Sebastian dopo la festa in piscina o la sequenza del Planetarium, passando agli occhi di bue che mettono in risalto gli attori in più sequenze, soprattutto nella parte finale.
La musica? Un ruolo fondamentale
Il ruolo della musica in “La La Land”, come potete immaginare, è fondamentale. La forza del film è quella di mescolare sonorità moderne a quelle dei musical più classici, il jazz classico a quello contaminato dall’elettronica “per piacere ai giovani“. E qui il merito è tutto di Justin Hurwitz, che scrive una raccolta memorabile dove troviamo almeno tre capolavori come la gioiosa “Someone In The Crowd”, la struggente “City Of Stars”, che narra l’ambiente ricco di possibilità ma cinico di Los Angeles, e il malinconico tema di Mia e Sebastian. Brani perfettamente cuciti attorno loro storia, musica che isola dall’ambiente circostante e dalla moderna tecnologia, che riporta le persone alla realtà con lo squillo di uno smartphone o una pellicola danneggiata in un cinema di periferia. Le incursioni nella musica pop sono comunque presenti: nell’ottantiana festa in piscina trovano spazio “I Ran”, hit degli A Flock Of Seagulls, “Take On Me” degli A-Ha e “Tainted Love” dei Soft Cell proposti da un’improbabile cover band di quartiere. Favolose anche le incursioni nella musica jazz, genere amato dal regista Chazelle e vero e proprio punto d’unione dei vari capitoli della sua carriera cinematografica.
Ma la vera sorpresa in un film così classico è “Start A Fire”, l’inedito cantato da John Legend qui nel ruolo di Keith, frontman dei The Messengers e amico di Sebastian che darà a quest’ultimo quella tranquillità economica che non ha mai voluto, ma necessaria per raggiungere il suo sogno.
Pochi comprimari, John Legend e JK Simmons, ma col botto
“La La Land” è una pellicola che gira attorno alle vicende di Mia e Sebastian, e bisogna fare i complimenti agli attori che li hanno interpretati. Su Emma Stone niente da dire, la bellissima attrice dell’Arizona ha sbagliato ben poco in carriera e con questo film consolida il suo status di attrice di grido di Hollywood. Ryan Gosling invece conferma il suo status di forma che dura dai tempi di “Drive”, quando interpretò il duro autista, e azzecca la terza performance memorabile in poco più di un anno dopo “La Grande Scommessa” e “The Nice Guys” (per chi scrive, la migliore intrepretazione della sua carriera). Entrambi riescono a risultare credibili e, perché no, abili nei ruoli di cantante, ballerino e musicista. Sì, perché Gosling per entrare nella parte di Sebastian ha dovuto imparare a suonare il pianoforte per evitare controfigure troppo visibili o lavori in post-produzione.
I comprimari ricoprono un ruolo fondamentale nelle coreografie o nelle sezioni musicali ma, salvo rare eccezioni, non vanno oltre la semplice presenza. Sono solamente due gli attori ad emergere. Uno lo abbiamo citato ed è John Legend, l’unico a livello di minutaggio che si ritaglia uno spazio paragonabile a quello delle due star Stone e Gosling.
Ad emergere per tutti è però J.K. “Not My Fucking Tempo” Simmons che diretto da Chazelle sembra dare il meglio di sé qui nel ruolo del proprietario di un locale. Sua una delle battute più riuscite del film, quel “Ho visto gli addobbi, e felice anno nuovo” con il quale licenzia lo sfortunato Sebastian al suo primo giorno di lavoro.
“La La Land” è da vedere? Assolutamente!
Rappresentato con una suddivisione in quattro stagioni, “La La Land” si conclude con quello che può essere definito un lieto fine a metà. La storia d’amore tra Mia e Sebastian, che incontrerà un importante attrito nella parte finale (simbolico il litigio che inizia alla fine della riproduzione del lato di un vinile), finirà dopo un anno per loro indimenticabile, una vita insieme che viene anche rappresentata in una sequenza finale che mostra le loro vite se fosse scattato un colpo di fulmine al primo incontro, il tutto con la trovata stilistica del film ripreso con una videocamera amatoriale. I loro sogni però si realizzano: Mia ottiene una parte per un film che lancia la sua carriera nel mondo del cinema (la rivedremo cinque anni dopo come star internazionale nella caffetteria dove lavorava, scena che riprende una sequenza iniziale) mentre Sebastian riesce ad aprire il suo locale jazz.
Il cenno di intesa finale, simbolo di un epilogo che non si chiude nella maniera più scontata e stucchevole, è la perfetta conclusione di “La La Land”, un musical moderno che guarda con grande rispetto al passato. Ma, soprattutto, la storia di due sognatori che riescono a realizzare i propri sogni nella Città Delle Stelle.