“Human”, il nuovo album di Rag’n’Bone Man, ha il grandissimo difetto di non decollare mai. Il crooner originario del sud dell’Inghilterra non riesce a monetizzare il clamoroso successo della title track, conosciuta praticamente da chiunque non abbia trascorso l’ultimo anno sulla Luna grazie alla scelta di Samsung, il colosso della tecnologia coreano, di usare la canzone come colonna sonora di un suo spot.
L’album racchiude in sé tutti i difetti di coloro che hanno una grandissima voce ma niente più, un percorso condiviso da molti vocalist usciti dalla scena drum’n’bass, genere musicale con il quale il buon Rory Graham flirta sin dalla giovane età. Le dodici tracce che compongono il suo debutto lasciano totalmente indifferenti, mostrando un talento dal potenziale devastante piegato a prestare la sua voce e la sua mano (è l’autore di quasi tutti i pezzi) a canzoni che vengono facilmente dimenticate nel giro di un ascolto. Tutte meno una: la title track che è effettivamente l’unica traccia riuscita del lotto. Anche se, dobbiamo essere sinceri, funziona molto meglio nel tempo ridotto di uno spot pubblicitario che nel lungo raggio. Non basta nemmeno il coinvolgimento nel progetto di un produttore di grido come Two Inch Punch (Years And Years, Damon Albarn, Sam Smith) a risollevare le sorti di “Human”.
Il debutto sulla lunga distanza di Rag’n’Bone Man può essere considerato come una delle delusioni più importanti di questa prima metà del 2017; un talento importante che con questo “Human” può essere tranquillamente relegato alla foltissima schiera di artisti usciti dai talent show che hanno inflazionato il mercato discografico dell’ultimo decennio. Delusione.