I Giuda sono un piccolo gioiello del rock nazionale che dobbiamo tenerci ben stretti. Protagonisti di un minitour italiano della durata di un weekend, la rock band romana sbarca al Benicio Live Gigs, piccolo locale dotato di un’adiacente ecosteria vegetariana con pizzeria situato sul Montello trevigiano. Il concerto veneto, insieme a quello di Firenze della sera precedente, è servito alla band per rodare il nuovo batterista Alex, entrato in lineup nelle ultime settimane.
La carica live dimostrata dai Giuda conferma che siamo di fronte ad una band rodata da dieci anni di esperienza (più quella dei defunti Taxi, band dalle cui ceneri è nato il progetto) forte di una gavetta costruita nei locali italiani ed internazionali. Un duro lavoro che ha permesso loro di raccogliere risultati importanti anche all’estero, tra i quali spicca il deal chiuso con l’importante etichetta scandinava Burning Hearts Records, casa di nomi come Turbonegro e The Hives. La loro proposta non è nulla di rivoluzionario o pronto a diventare la new sensation mondiale, si parla pur sempre di un rock and roll figlio degli anni Settanta che flirta con il punk e il glam rock. I Giuda però riescono dove molte altre band invece crollano miseramente: hanno un sound compatto e granitico, senza sbavature, e soprattutto non cadono nella facile trappola di diventare delle macchiette.
Oltre a questi ingredienti, il gruppo capitolino ha anche in canna una serie di hit che entrano in testa subito anche all’ascoltatore distratto o a quello che capitava di là per caso per un sabato sera alternativo. Nessun loro brano è andato in rotazione radiofonica nei principali network nazionali, ma è impossibile non ritrovarsi a far parte delle gang vocals di brani come “Roll The Balls”, “Back Home”, “Hey Hey” o “Number 10”, canzone che esprime il loro amore per la squadra di calcio della Roma e l’attuale capitano Francesco Totti. Nel concerto trova spazio anche una cover, la leggendaria “Saturday Night’s (Alright for Fighting)” di Elton John proposta con un arrangiamento che ricorda la versione originale ma perfettamente calato nell’attitudine della band.
Un concerto asciutto e senza troppi fronzoli, con pochissime pause escludendo il breve break prima dell’encore. Una band che è una perfetta macchina da guerra nella quale spicca il carisma di Tenda, cantante e frontman del gruppo che condivide gli impegni alla voce con il chitarrista Lorenzo, al quale viene dato il ruolo di cantante principale in un breve set ad inizio bis. L’esibizione, infine, mette in chiaro una cosa: che il rock nazionale non è solo l’indie in lingua italiana, ma nel sottobosco esistono una miriade di band più o meno valide che possono essere tranquillamente esportate con successo anche all’estero. E tra queste, i Giuda possono essere considerati come una delle più gettonate.