I Kasabian vanno ascoltati con il cervello staccato per essere capiti, e “For Crying Out Loud” conferma questa regola aurea per comprendere l’opera della band di Leicester. Chi si mette a fare trattati filosofici sugli album dei britannici non ha capito la loro attitudine e il loro scopo nel mondo della musica: fare brani orecchiabili, con quei sing along che restano in testa al primo ascolto e, soprattutto, album senza pretese. Cose da ascoltare come puro divertimento, e basta. Vuoi impegnarti? C’è il mondo al di fuori dei Kasabian, vai pure a scoprirlo.
“For Crying Out Loud” conferma il percorso che Tom e Serge hanno intrapreso sin dal 2004, anno di uscita dell’omonimo lavoro di debutto, ma con un’importante svolta: via l’elettronica e i synth, che caratterizzarono il precedente “48:13”, e un ritorno al rock nel senso più ampio del termine. Un rock contaminato dal funk (l’opener “Ill Ray (The King”, “Are You Looking For Action?”) e dai beat che da soli tengono in piedi i brani (“Twentyfourseven”), ma con mood britrock sul quale affondano le loro radici (“Bless This Acid House”), e con un occhio alla d’Oltreoceano con accenni reggae (“Sixteen Blocks”) e con una versione rimodernizzata del surf rock dei Beach Boys nel ritornello di “Good Fight”. Il meglio arriva comunque dai singoli e se il brano “You’re In Love With A Psycho” sembra cucito su misura per la dimensione live, il meglio arriva da quella “Wasted” che si può candidare già da ora a singolo dell’estate. Delusione solo dal fronte ballad: non nascondiamoci dietro il dito, “The Party Never Ends” e “All Through The Night” non convincono per niente.
“For Crying Out Loud” conferma il ruolo dei Kasabian nell’ecosistema della musica internazionale: farti passare una, ascoltando l’album, o un paio, seguendo un live, di ore di puro divertimento scanzonato e senza tante pretese. Da questo punto di vista, il duo di Leicester convince ancora.