Gli Sleaford Mods si sono esibiti sabato 27 maggio 2017 a Santeria Social Club di Milano. Il duo delle East Midlands britanniche è attualmente impegnato in un tour europeo di promozione all’ultimo lavoro “English Tapas”, uscito a marzo e primo disco per la Rough Trade Records, che presenta quattro tappe italiane e altre in Europa, tra cui il Primavera Sound.
Un’accoglienza importante che ha imballato per bene il Teatro della Santeria, a conferma che anche in Italia il gruppo gode di una fama piuttosto importante. Un duo al quale è impossibile dare un’etichetta di genere: le loro canzoni viaggiano al confine tra punk e hip hop, con alcune spruzzatine di post punk e reggae in alcuni casi. Una band difficile da etichettare ma che, dal vivo, amplifica la potenza del suo messaggio.
Gli Sleaford Mods sono per il Terzo Millennio quello che è stato il punk tra gli anni Settanta ed Ottanta (allargandoci al movimento americano): musica della working class, una feroce critica alla politica o all’economia, come nel singolo “BHS”, e una carica emotiva che proviene da un set minimale composto da un laptop, guidato dal direttore d’orchestra Andrew Fearn, e dalle urla di Jason Williamson, vero e proprio cantastorie dell’austerity britannica degli ultimi anni il cui modo di porsi sul palco fa pensare che possa letteralmente esplodere da un momento all’altro.
La band crede ciecamente nel suo ultimo studio album e al precedente EP “TCR”, con la conseguenza che nel concerto, la cui durata ha superato di poco l’ora, è lasciato pochissimo spazio alle precedenti opere. La scelta risulta comunque azzeccata sia per l’ottima risposta del pubblico, ma soprattutto per la qualità dei pezzi che emerge anche in questa veste live.
E se il concerto parte un po’ lento con “Army Nights”, non il brano più riuscito del loro ultimo studio album, basta l’incalzante “I Can Tell” a disegnare la traiettoria di quello che sarà a conti fatti un concerto memorabile. Il concerto è un viaggio nella musica multiforme degli Sleaford Mods: si passa dall’hip hop di “Snout” al reggae di “Time Sands”, passando per cori che entrano in testa dal primo ascolto come “Moptop” e la già citata “BHS”. Pochissimo spazio al materiale precedente al 2016, ma si parla di pezzoni uno più clamoroso dell’altro e per buona parte piazzati nel bis conclusivo, tra le quali vale la pena citare “Jobseeker” e “Tied Up In Notts”, che possono essere tranquillamente definite come i brani più conosciuti del gruppo.
Una cosa è certa, e l’avranno capita anche molti dei presenti alla Santeria Social Club ieri sera: nessuno suona come gli Sleaford Mods al giorno d’oggi. Il duo delle East Midlands resta una delle più valide band uscite dal Regno Unito nell’ultimo decennio e che, pur avendo ottenuto un grande successo, ha deciso di non variare di una virgola la loro proposta.