Non potevamo perdere la tappa del tour dei Rise Against e Deftones al Budweiser Stage di Toronto dell’11 giugno 2017. Attualmente impegnati in una serie di concerti da coheadliner in Nordamerica, le due band statunitensi (accompagnate dagli inglesi Three Trapped Tigers e dai conterranei Thrice) hanno imballato per bene l’anfiteatro situato a pochi passi dalle sponde del lago Ontario.
Il concerto dei Deftones è riuscito a metà. Per quanto strumentalmente restino una delle band più fantastiche in circolazione (e qui un applauso va al trio Cunningham, Carpenter e Vega), l’esito della serata deve inevitabilmente passare per lo stato di forma del loro frontman Chino Moreno. E ieri sera con la voce non c’era. Pur alternando momenti nei quali sono emersi alcuni dei più incisivi tratti distintivi della sua voce, Moreno ha faticato più volte nel corso della serata, probabilmente pagando dazio del fatto che è reduce da un lungo tour europeo. La setlist proposta è clamorosa, che pesca a piene mani da Around the Fur e White Pony, relegando l’ultimo lavoro Gore alla sola Phantom Bride. Quando inizi un concerto con Headup, My Own Summer (Shove It) e Lhabia hai vinto a priori. Peccato per la performance lacunosa di Chino Moreno, che ha sfortunatamente influenzato l’esito della serata.
Con i Rise Against ero partito con le aspettative molto basse, per una semplice ragione: tutte le volte che li ho visti (cinque dal 2010 in avanti) Tim McIlrath vocalmente ha viaggiato dal decente al vergognoso, con punte di imbarazzo a Berlino 2014, quando dilaniò letteralmente Alive And Well. Ed è un peccato, perché come testi il combo di base a Chicago è forse quanto di meglio è uscito dal punk rock del Terzo Millennio (per chi scrive, The Sufferer And The Witness se la gioca con Orchestra Of Wolves dei Gallows per il titolo di miglior album punk dello scorso decennio).
E invece no: anche se non ha ancora l’occhio della tigre (autocit.) che ha in studio, il buon Tim è autore di una performance buona, nella quale le uniche difficoltà sono arrivate nei momenti iniziali dello show. La giornata sì del frontman viene però controbilanciata da suoni non all’altezza, di qualità altalenante e con vette verso il basso come in Re-Education (Through Labor).
Anche per i Rise Against scaletta over the top, nella quale non trova ancora ampio spazio l’ultimo lavoro Wolves, uscito venerdì e relegato ai già noti singoli The Violence, Welcome To the The Breakdown e la title track, la cui resa live è stata più che buona. Ma è con i brani di catalogo che la band ottiene i feedback più calorosi dal pubblico, e l’inizio con Ready To Fall e The Good Left Undone scalda per bene i circa 10000 fan accorsi al Budweiser Stage. Per questo summer tour, infatti, anche loro scelgono la formula della setlist sicura, piazzando poche sorprese (Survive ha fatto sobbalzare dalla sedia più di qualcuno) e tante certezze chiamate Satellite, Give It All, Savior e la stupenda Prayer Of The Refugee.
Bilancio positivo, ma con qualche ombra, per questo tour da coheadliner di Rise Against e Deftones, band che anche in questa occasione confermano il loro status di leader nei loro generi.