I Giuda si esibiranno venerdì 7 luglio al Parco Della Musica di Padova. La band romana, impegnata in questa prima parte dell’anno in un tour che li ha portati in giro per Europa e Nordamerica, avrà il compito di aprire il concerto degli australiani Wolfmother, che in Veneto saranno protagonisti dell’unica data italiana per il 2017.
In occasione di questo concerto, ripeschiamo una chiacchierata fatta con la band lo scorso marzo, quando si esibì al Benicio Live Gigs di Giavera del Montello (Leggi il report).
La vostra band è nata ormai dieci anni fa dallo scioglimento dei Taxi. Qual è stata la scintilla che ha fatto nascere i Giuda a seguito di un evento tragico?
Sicuramente la voglia di suonare; abbiamo perso un musicista, ma soprattutto un amico fraterno come Francesco, con il quale abbiamo condiviso tutto il percorso con i Taxi. La scelta di continuare con un altro progetto è stato una sorta di modo per rimanere uniti: alla fine del 2007 ci siamo ritrovati in studio per fare qualcosa di diverso e di nuovo ed è così che sono nati i Giuda. Certo, per il primo disco abbiamo dovuto aspettare tre anni perché il debutto uscì nel 2010!
I brani dei Giuda erano già nati nell’era Taxi o siete partiti da zero?
Abbiamo scelto di partire da zero, anche perché volevamo staccare da una situazione che era giusto terminasse in quel momento. Non aveva senso continuare con quella musica, che affondava le sue radici alle origini del punk, ma non quello di stampo statunitense: personalmente guardavamo più a quello britannico, quello nato tra il 76 e il 77, e a quello europeo, francese e spagnolo. Siamo stati un gruppo di genere, in questa prima fase come Taxi. I Giuda invece sono un gruppo rock and roll, come lo furono i Taxi, ma è un gruppo con un sound riconoscibile, un traguardo che abbiamo raggiunto con il tempo e con la nostra esperienza, un percorso frutto di un’evoluzione avvenuta negli anni.
Il vostro ultimo lavoro “Speaks Evil” è stato pubblicato dalla svedese Burning Heart Records, una delle più rinomate europee e che ha permesso negli anni a diverse band del Vecchio Continente di esplodere anche in Nordamerica. Come siete entrati in contatto con loro?
Devo dire che è l’etichetta si è interessata a noi, visto che il fondatore e proprietario della Burning Heart è venuto a conoscenza della nostra musica, ha approfondito, si è appassionato ed è anche venuto a vederci alcune volte dal vivo, anche a Milano. Abbiamo pranzato insieme e, nella chiacchierata, è emersa la volontà da parte loro di iniziare un percorso insieme. Noi siamo stati sin da subito molto contenti della cosa: eravamo entrati nell’interesse di una label che ha fatto la storia della musica europea degli ultimi vent’anni. Siamo contenti di tutto ciò.
Un altro grande vostro fan è Phil King, fondatore dei Lush e membro dei Jesus And Mary Chain. Avete mai avuto la possibilità di ringraziarlo?
Sì, lo vediamo puntualmente ogni volta che andiamo a Londra e, quando siamo lì a suonare, è sempre tra il pubblico. Troviamo sempre il tempo per una birretta insieme: è uno che ci ha sempre seguito dagli esordi e con il quale abbiamo un rapporto che va oltre quello del rapporto con il pubblico, visto che anche lui è uno che negli anni ha suonato con diversi gruppi. Quindi sì, abbiamo avuto più volte la possibilità di ringraziarlo e trascorrerci del tempo insieme.
Quello di stasera sarà il vostro secondo show con il nuovo batterista Alex. Che impressione vi sta facendo questo cambio di lineup?
Abbiamo avuto la necessità di provare più batteristi, ed Alex è quello che ci ha colpito di più sotto diversi punti di vista. Anche da quello umano, che è una cosa fondamentale in un gruppo come il nostro che è una famiglia e mette i rapporti umani al primissimo posto. Inoltre è un batterista di livello e ieri, al primo concerto, ha dimostrato ottime cose; anche il pubblico, per dire, ha risposto in maniera molto positiva. Siamo veramente contenti: lasciamo un amico, Daniele, che ha deciso di intraprendere un altro percorso ed entra Alex, al quale ci sentiamo già legati.
Mi parlavi del vostro live di ieri sera, ma voi siete una band che sta riscuotendo più successo all’estero…
Beh, è normale che in una nazione dove in Italia riscuotono successo band come Calcutta, i Thegiornalisti o I Cani le cose per una band come la nostra vadano così. Quando si va all’estero dove, magari, c’è una passione perché la gente è normale che ascolti cose diverse alle quali sono abituati è invece più facile ottenere un riscontro positivo. Non vogliamo fare discorsi profondi e filosofici, ma il rock è sempre stato una musica popolare ovunque, in Italia un po’ meno che da altre parti. Di fatto, la nostra è una constatazione che la situazione qui è così. Certo, abbiamo ottenuto tanto anche qua: siamo usciti su Repubblica, su TG1… per una band che ha fatto una lunga gavetta abbiamo ottenuto dei grandi risultati. Poi è normale che qui vende altro, per cui si ascolta altro: non puoi stare sulla prima pagina del Corriere ogni giorno. Ci arrivi una volta e poi finisce là. La trovo una polemica fine a sé stessa perché, alla fine, parlano i numeri. Per fare un paragone, è un po’ come il calcio, quando i romanisti si lamentano perché la Domenica Sportiva dedica più tempo alla Juventus che alle altre squadre.
Avete un rapporto di amore incondizionato con la Roma…
E’ una delle nostre grandi passioni, che abbiamo omaggiato anche con il pezzo “Number 10” dedicato a Francesco Totti. Per quanti ne siano passati nel corso degli anni, l’Ottavo Re Di Roma resta lui: con lui abbiamo vinto lo scudetto ed è un personaggio che nell’immaginario popolare va oltre al calcio. La sua storia è un po’ il sogno del ragazzo di Roma che diventa realtà: sei tifoso della Roma, fai il raccattapalle per quella squadra, poi diventi il giocatore più importante della storia della squadra, il più ricordato e il più amato. Una stima che anche le squadre avversarie gli hanno riconosciuto: pensa al Real Madrid, che lo ha applaudito, una cosa che han fatto solo per Del Piero e pochissimi altri, non lo fanno per giocatori come Frau e Ametrano! Forse esagero a dire che è il più forte di sempre, ma di sicuro è tra i migliori che può stare al livello di Crujiff, Maradona, Baggio.
Sarete in giro per il mondo per diverse settimane… saranno le ultime date prima di una pausa?
Sì, sarà una prima tranche di una serie di concerti che stiamo pianificando in Europa e anche in Nordamerica, show che attualmente sono ancora in fase di definizione. Come spesso capita, poi, stiamo lavorando ai nuovi pezzi per il prossimo disco. Adesso, rispetto a poco tempo fa, abbiamo più tempo libero quindi possiamo dedicarci con più calma anche a questa cosa, a scrivere e a provare. Sarà un disco nel quale Alex avrà voce in capitolo, ma al momento non abbiamo alcuna idea di dove vogliamo andare a parare… forse un disco più cattivello, più punk?