Chiusura con il botto per l’edizione 2017 di Mittelfest, che ha portato presso il Parco Della Lesa di Cividale Del Friuli (UD) l’atteso concerto di Sting. Il musicista inglese è sbarcato in Nordest per tre concerti nell’arco di pochi giorni: alla data friulana, si aggiungerà infatti la seconda tappa italiana di Mantova del 28 luglio e una data in Croazia, a Pola il 26.
L’ex Police, che ha scelto come artista di apertura il figlio Joe Sumner, ha portato nell’ampio spazio della città Patrimonio Unesco un pubblico stimato sulle 7000 persone che ha sfidato le fredde temperature serali dovute al brusco cambio termico delle ore precedenti allo show. Il musicista, accompagnato da una backing band di sei elementi (tre di questi saranno coristi e un fisarmonicista che suonerà solo su alcuni pezzi) si presenta sul palco poco dopo le 21.30 con un look che ormai è il suo trademark: t-shirt grigia, jeans scuri e il suo Fender Precision Bass, con il quale ha inciso le linee ritmiche di alcuni dei più importanti classici del pop degli ultimi quarant’anni.
Il concerto di Cividale Del Friuli è stato un vero e proprio evento rock, nel quale viene dato ampio spazio al catalogo dei Police e al suo repertorio solista più elettrico, mettendo da parte le sperimentazioni che hanno caratterizzato un’importante parentesi della sua carriera e relegando le ballad ad una breve parentesi. Sin dalle prime note di quella “Synchronicity II” suonata in apertura si è capito dove lo show sarebbe andato a parare: suoni perfetti, band solida e una qualità che solo i primi della classe possono garantire. Sting è in uno stato di forma clamorosa, e non solo perché suonerà quasi tutto il concerto indossando la sola maglietta già citata: l’artista britannico non dimostra i 64 anni anagrafici, avendo un fisico asciutto e tonico che molti ventenni si sognano, risultato di uno stile di vita sano che lo ha portato ad essere negli anni ad essere uno dei più noti vip vegetariani.
Come musicista ciò che si è visto al Mittelfest è pura magia: Sting è praticamente perfetto. Musicalmente le sue linee di basso si legano a meraviglia con le trame di batteria del turnista Josh Freese, professionista noto per i suoi trascorsi con svariate band (ha suonato con Paramore, Nine Inch Nails e Guns N Roses) che adatta il suo stile di batteria ai vari pezzi, al punto di emulare lo stile di Steward Copeland nei pezzi dei Police. La vera sorpresa è però la voce, identica a quanto registrato su disco e in alcuni punti protagonista di momenti da pelle d’oca, come l’acuto che ha chiuso la canzone “Mad About You”. Come già detto prima, il tour di supporto all’ultima fatica “57th & 9th” è un concerto rock i cui ritmi rallentano solo nella parte centrale, caratterizzata dal trittico “Mad About You”, “Fields of Gold” e “Shape of My Heart”, e alcuni altri episodi sparsi come “Desert Rose” e la conclusiva “Fragile”. Per il resto è un trionfo di chitarre elettriche e di ritmi a levare con i quali Sting ha scritto pagine di storia con i Police. Superfluo citare le hit suonate da quella sua parentesi di carriera (ci sono praticamente tutte), della sua lunga storia solista fanno più rumore i classici mancanti (due su tutti: “Russians” e “Brand New Day”), le sorprese sono due: una “Ashes To Ashes” suonata come omaggio a David Bowie e il fatto che i brani dalla sua ultima fatica discografica si integrano perfettamente al suo repertorio, con brani come “Petrol Head” e il singolo “I Can’t Stop Thinking About You” che possono essere considerati già oggi brani immancabili in un suo show.
Non avevo mai visto Sting dal vivo, e questo concerto lo attendevo da tempo visti i feedback positivi letti negli anni. E, finalmente, posso confermarlo anch’io: Gordon Matthew Thomas Sumner è un tesoro della musica moderna, capace di una quarantennale carriera di soli alti e rarissimi bassi, circoscritti più che altro in quel cinema che è la sua terza passione, dopo la musica e la sua tenuta in Toscana. Teniamocelo stretto, un musicista così.