L’omonimo disco di debutto dei Prophets Of Rage, il supergruppo che vede unirsi due leggende dell’hip hop come Chuck D e B Real insieme alla sezione strumentale dei Rage Against The Machine e a DJ Lord, si potrebbe riassumere tranquillamente con il titolo di un pezzo del leggendario collettivo newyorkese: “Don’t Believe The Hype”.
Ammettiamolo, con premesse di questo tipo l’aspettativa di un vero e proprio capolavoro erano più che lecite: una delle band più clamorose degli anni Novanta insieme ad uno dei flow più martellanti del genere e a una personalità che ha contribuito a dare all’hip hop un mood latino con i Cypress Hill. Il risultato è però il famoso topolino partorito dalla montagna: “Prophets Of Rage” in realtà non è una fusione delle tre anime, ma un vero e proprio mash up tra la musica dei Rage Against The Machine e i due rapper, che in più di un passaggio appaiono come dei pesci fuor d’acqua. Un disco dove a pochi episodi riusciti (il singolo “Unfuck The World” ha il suo perché) si alternano tanti, ma tanti, sbadigli.
“Prophets Of Rage” poteva essere la perfetta colonna sonora combat rock/rap per quella fetta degli Stati Uniti sconvolti dalla Presidenza Trump. Artisticamente, però, è un disco che suona vecchio già dal primo ascolto e che non aggiunge e toglie nulla ad una “Rise Up”, la canzone dei Cypress Hill incisa con Tom Morello nel 2010 e che, da sola, vale più di tutto questo album.