Caparezza l’ho visto numerose volte dal vivo negli ultimi dieci anni e lo show alla Zoppas Arena di Conegliano (TV) di sabato 10 febbraio 2018, inserito all’interno della seconda parte del suo tour nei palasport, ne sancisce il continuo crescendo artistico, sia musicale che nella produzione artistica di un vero e proprio concept show.
Il rapper di Molfetta ci ha abituato a grandi concerti a prezzi popolari, con scenografie economiche ma di grande effetto. Con l’arrivo nei palasport, e l’inevitabile aumento del prezzo dei biglietti, Caparezza alza l’asticella e porta sul palco un’ambientazione che richiama le atmosfere del suo ultimo lavoro “Prisoner 709”, attorno al quale è incentrata tutta la prima parte della scaletta. Uno scenario post-atomico, dominato da una pedana centrale, due colonne laterali e una passerella di metallo sulla quale sovrasta un ledwall che è parte integrante dello show, dando l’ambientazione in alcuni pezzi o mostrando i video di alcuni degli ospiti dell’album, come John DeLeo nella canzone di apertura “Prosopagnosia” o Max Gazzè su “Migliora la tua memoria con un click”. Ad accompagnarlo in questo viaggio, nel quale trova spazio anche “Larsen”, il pezzo inciso sull’acufene che lo ha colpito alcuni anni fa ed introdotto da un monologo caratterizzato da fastidiosi sibili, una numerosa backing band, un corpo di ballo di quattro elementi e ben tre coristi, tra cui lo storico collaboratore Diego Perrone, con il quale condivide il palco da molti anni.
Numerose le trovate scenografiche proposte durante il concerto, come ad esempio la lavatrice con le ali da angelo su “Confusianesimo”, la ruota da criceto su “Goodbye Malinconia”, il libro illustrato di “Chinatown”, lo spaventapasseri in “Vieni a ballare in Puglia” o la tuta spaziale che ha portato ad inizio encore da “Avrai ragione tu” a “Vengo dalla luna”. Come detto, Caparezza per questo show non ha badato a spese, a conferma della devozione per i suoi fan che lo hanno portato all’importante traguardo di un tour nei palasport che in più date ha toccato il tutto esaurito. Uno show che ha avuto anche una sua caratterizzazione politica, con un monologo sulla condivisione come mezzo per la felicità che ha toccato, tra le argomentazioni, anche il fenomeno dei rich kids.
In due ore e mezza di concerto Caparezza ha confermato il fatto di essere uno dei nomi simbolo dell’hip hop nazionale. Una figura diametralmente opposta rispetto a quelli che sono considerati i big del settore, meno “thug life” e più cerebrale, figlia della cultura pop ma capace di proporre una musica che può essere apprezzata su più livelli. Sì, in un mondo giusto Caparezza sarebbe il rapper italiano più celebrato.