Con ancora una decina di concerti in ballo da qui a fine giugno, Elio E Le Storie Tese tornano a Padova dopo il debutto di Brescia per il secondo show del loro tour di addio. Una tournée che sin da subito non è partita con i migliori auspici, visto l’annuncio fatto dopo il “primo” addio avvenuto a Milano lo scorso autunno, e confermato anche dai dati di prevendita non confortanti che hanno portato ad una riorganizzazione delle date, con diversi cambi di location e la cancellazione del concerto di Conegliano di maggio.
La band che si è esibita alla Kioene Arena ha confermato nel lunghissimo show di quasi tre ore di durata una cosa che, sinceramente, un appassionato di musica si aspettava: Stefano Belisari e soci ci mancheranno, tantissimo. Il gruppo che ha fuso la demenzialità di Skiantos e Squallor con la tradizione progressive rock di nomi come Area e PFM, sconfinando anche in altri generi musicali (la musica latina con “El Pube”) con la naturalezza del bere un bicchiere d’acqua, è e rimane uno dei nomi simbolo della musica italiana moderna, capace di fare sfoggio di grande ironia con la tecnica strumentale, come nella parentesi della band tributo a Mario Biondi nella quale il tastierista Vittorio Cosma ha rivisto “O mia bela madunina” in chiave soul. E poco importa che il combo da più o meno vent’anni navighi a vista, più o meno dal decesso di Feiez avvenuto nel 1998, lutto che ancora oggi è molto sentito dai componenti del gruppo, al punto di tenere sul palco il logo della sua città natia Crema e di ospitare, durante la parentesi di “DJ Mendrisio”, un ottimo set di musica drum n bass del nipote del compianto polistrumentista.
Il concerto, come già detto, è stato molto lungo e ha presentato oltre alle più famose canzoni del gruppo anche alcune chicche notevoli. Dalla parentesi sanremese (“La canzone mononota” e “La terra dei cachi”) agli inni “Servi della gleba”, “Supergiovane” e “Tapparella”, il combo meneghino trova spazio per omaggiare la propria città Milano con “Parco Sempione”, proporre qualche brano recente (“Luigi il puglista”, “La follia della donna” e “TVUMDB”) e di proporre carte a sorpresa, ma già proposte anche di recente, come “Fossi figo”, la già citata “El Pube” e “Carro”, rispolverata nei concerti del 2017 dopo molti anni di assenza.
Due gli ospiti sul palco. E se la presenza di Skardy dei Pitura Freska in “Uomini col borsello” è stata un’autentica sorpresa, la presenza di Mangoni è ormai da considerarsi come parte integrante degli show del gruppo anche se, più volte nel corso della serata, Elio ha specificato che l’architetto milanese è “un artista a sé” e che, dopo lo scioglimento della band, potrà finalmente ottenere il meritato successo, con l’obiettivo di suonare al Campovolo nel 2021. Mangoni è l’anima dissacrante del gruppo: stonato come pochi (lo vedremo cantare “Despacito” durante “Il vitello dai piedi di balsa”), nel corso della serata si vestirà da mago, da tirolese, ballerà nella parentesi dance di “Disco music” e “Born to be Abramo” e si vestirà nel ruolo di Supergiovane nell’omonima hit. Una figura che ricorda sotto molti punti di vista “L’artista del popolo” Danilo Fatur dei CCCP.
Pur non chiudendo la carriera nel migliore dei modi, Elio E Le Storie Tese si confermano ancora oggi come uno dei migliori collettivi usciti dalla musica popolare del nostro Paese. Un gruppo che sarà protagonista di una serie di show in giro per l’Italia e che, a fine giugno a Barolo, chiuderà la sua storia. Con una gradita conferma: sul palco del Collisioni Festival ci sarà Rocco Tanica.