In molti hanno temuto di perdere definitivamente il talento di Kanye West più o meno un anno e mezzo fa, quando per un esaurimento nervoso venne costretto al ricovero ospedaliero e, soprattutto, alla cancellazione dell’ambizioso tour di supporto al disco “The life of Pablo” nei palasport.
Come in un vero e proprio percorso rieducativo, Kanye riparte dal basso, con quello che in passato potrebbe essere considerato poco più di un EP ma che, nell’era dove i singoli e le playlist hanno egemonizzato gli ascolti dei casual listener (con le dovute considerazioni sulla soglia di attenzione nell’ascolto), può essere tranquillamente considerato come un album vero e proprio. Anche la presentazione del disco non rispecchia la grandeur che caratterizza negli ultimi tempi anche il rapper più sfigato della scena, avendo scelto come location un falò nei boschi del Wyoming che ha visto tra i tanti ospiti la moglie Kim Kardashian e lo stand-up comedian Chris Rock.
“ye” è la continuazione di “The life of Pablo”, nel quale era esplosa l’anima tanto geniale quanto schizofrenica dell’artista nordamericano, capace ancora di piazzare hit da rotazione radiofonica come ad esempio “Famous”. Con “ye” si riprende il discorso, in una dimensione più intima e meno vittima delle manie di grandezza: l’album di fatto è la continuazione di quella seduta psichiatrica iniziata con il precedente lavoro, nel quale inizia a farsi strada la consapevolezza di dover convivere con il disturbo bipolare, che viene definito dallo stesso West come un superpotere e non una disabilità. Con “I thought about killing you” a dare l’inizio alle danze, spoken word che ricorda molto il monologo allo specchio di Robert De Niro in “Taxi Driver”, nelle sei tracce successive si fanno strada fatti di attualità e personali degli ultimi mesi: il supporto a Russell Simmons, fondatore della Def Jam e accusato dal movimento #metoo, “Wouldn’t leave” che suona come un messaggio di fedeltà alla moglie, le sue dichiarazioni sulla schiavitù, il supporto a Donald Trump e il far crescere una figlia in un mondo crudele come quello attuale. Musicalmente è un lavoro che, pur sembrando all’apparenza poco più di un demo, nasconde al contrario una cura maniacale e una varietà notevole nella sua breve durata: con “Yikes” che è il brano più radiofonico del lotto, ci si trova davanti a estratti gospel, campionamenti retro, beat dilatati e chitarre integrate in linee vocali R’n’B.
“ye” è quel lavoro che racchiude il Kanye West di sempre: un artista a tutto tondo che vuole correre veloce, prendere delle posizioni nette anche controverse e che, proprio per questo motivo, non ha paura di esporre le proprie idee.