Road To Home Festival 2018: Intervista agli Ackeejuice Rockers

Continua il percorso in preparazione ad Home Festival 2018, la rassegna che si terrà a Treviso dal 29 agosto al 2 settembre e che vedrà tra i nomi di punta artisti come Alt-J, Prodigy, Incubus, Prozac+, Eric Prydz, Afrojack, Caparezza e Lo Stato Sociale. Oggi è il turno degli Ackeejuice Rockers, il duo di producer vicentini che si esibirà nella giornata di sabato 1 settembre.

Siete una sorta di habituée di Home Festival, avendoci suonato per tre anni di fila dal 2016. Che aria si respira in questa rassegna?
All’Home siamo sempre stati bene, l’ospitalità dello staff è veramente quella di una famiglia che ti apre la porta di “casa”, il pubblico davanti allo stage è molto vario, partecipe, divertito e divertente. Il backstage è una “festa all’interno della festa” ogni anno ritroviamo amici e colleghi e c’è sempre l’opportunità di conoscere e confrontarsi con artisti internazionali incredibili.

Possiamo definirvi come una sorta di band resident, un po’ come un gruppo agli antipodi rispetto a voi come i Rumatera, avendo suonato anche al Fuorisalone pochi mesi fa?
Si, sentiamo pure noi che è così, non c’è mai stata un’ufficializzazione del rapporto di “band resident” con i ragazzi dell’organizzazione è sempre successo così, in modo naturale. Ogni anno ci contattano, sia per Home che per eventi legati al festival e si è instaurato un buonissimo rapporto, ci fa sempre piacere ricevere le loro richieste.

Avete in cantiere molte collaborazioni internazionali, ma nel 2017 avete lavorato anche con un’icona della musica italiana come Jovanotti. Come lo potete descrivere, dal lato personale e professionale?
Il rapporto con Jova è stato fin da subito incredibilmente forte! Fin dai primi scambi avvenuti nel 2015 allo stadio di Padova, dove ci ha voluti per l’apertura del suo concerto, abbiamo sentito che c’era qualcosa che andava oltre alla stima reciproca, c’è sempre stata una grande sintonia. E’ un artista instancabile, una fonte inesauribile di energia e di ispirazione e forse è per questo che con lui riusciamo a dare il meglio. E’ sempre molto curioso e aperto alle nostre proposte musicali anche quando navighiamo in mondi più sperimentali ed è un atteggiamento per niente scontato per un cantante italiano.

Con l’occasione avete lavorato con Rick Rubin? E’ un professionista esigente come in molti lo descrivono?
Siamo entrati in contatto con Rick per la prima volta nel 2013, durante la lavorazione di Yeezus. Durante la lavorazione di Oh, Vita! non siamo riusciti ad incontrarlo ma Jova ci ha sempre tenuti aggiornati, sopratutto quando “mettevano le mani” sulle nostre produzioni. Si è molto esigente, per noi è senza dubbio il guru della musica, uno di cui fidarsi ad occhi chiusi, la sensazione è che le sue scelte portino sempre al “bene” del brano, anche quando sembrano strampalate.

Cosa mi raccontate della vostra ultima pubblicazione “Tu Sei Come Me”?
Il nuovo singolo è cantato da KG Man e Galup, due artisti molto rispettati dalla scena reggae/dancehall italiana. Riceve buone recensioni e sta girando bene nelle radio, siamo molto soddisfatti della fiducia che Universal ci ha dato. Il nuovo singolo sembra apparentemente molto differente dagli altri nostri brani, volevamo far sapere alla gente che a nostro modo, siamo in grado di produrre musica di ogni genere. Per anni abbiamo navigato su mondi musicali di nicchia, prodotto musica per dj, pezzi da consumare principalmente nei club, ma la “musica Pop” ci è sempre piaciuta un sacco, sappiamo di avere molto da dare ed è arrivato il momento di riversare l’esperienza che abbiamo fatto sperimentando in un mondo musicale più ampio. Questo singolo è il nostro primo passo verso la gente.

Un gruppo del Vicentino che flirta con sonorità non consone per i gusti nazionali. Come mai questa scelta stilistica?
Non è stata una scelta, abbiamo solamente seguito il nostro istinto. Quello che abbiamo prodotto in questi anni è sempre stato frutto di gusti personali ben definiti, tanta curiosità e ricerca, amore per la musica e sopratutto u’attrazione irrefrenabile per le cose fresche che arrivano dal mondo. Ce ne siamo sempre sbattuti di cosa poteva funzionare in Italia, dalla playlist per i dj set alle produzioni, abbiamo sempre fatto tutto come se il pubblico dovesse adattarsi a noi e non viceversa. Quando produci musica dalla periferia hai molti svantaggi ma se hai una buona immaginazione puoi essere dappertutto: oggi a Kingston a produrre dancehall, domani a L.A. a produrre hip hop, dopodomani a New York a produrre house o magari Johannesburg a produrre afrobeat… A Marostica, dove abbiamo lo studio di produzione non c’è nessuna scena musicale definita, nessun luogo in particolare che influenzi i musicisti, qui tutti o quasi se ne sbattono della musica ed è un vantaggio, perchè siamo solo noi a decidere da cosa farci influenzare.

Dopo dieci anni di attività, il bilancio lo definite positivo?
Si, il bilancio è sicuramente positivo. Anche se abbiamo passato anni difficili, oggi sentiamo che i nostri sforzi ci stanno portando verso grandi traguardi e che quelli raggiunti se pur essenziali per Ackeejuice, sono acqua passata. Bisogna sempre andare avanti, tappa dopo tappa come se fosse il primo giorno.

E tra le numerose collaborazioni qual è quella che vi ha soddisfatto di più?
Kanye West e Jovanotti hanno sicuramente contribuito a far arrivare il nostro nome a livelli altissimi, quello che abbiamo fatto con loro non può che renderci orgogliosi a vita, soprattutto perché in entrambe le occasioni abbiamo dovuto passare “la prova” Rick Rubin che non è sicuramente uno che regala soddisfazioni.

Dopo così tante collaborazioni e singoli, non è arrivato il punto di stendere un album?
Eh si, è stato per anni un nostro sogno nonchè un obiettivo ma per un motivo o per un altro abbiamo sempre rimandato.
Oggi sembra che gli album non servano più a nulla la musica ha preso una strana piega, in più non siamo una band siamo due producers, quindi un album non sarebbe neanche così necessario per un progetto come il nostro, forse questa idea sta influenzando e ritardando l’operazione. Facciamo che cogliamo la provocazione e rimettiamo in cantiere questo obiettivo!