Se c’è un gruppo che è stato capace di gestire al meglio l’Operazione Nostalgia che sta dietro alla celebrazione di un disco, questi sono i Garbage che chiudono il loro tour in Regno Unito con una seconda data alla iconica Brixton Academy di Londra.
Oggetto dei festeggiamenti è “Version 2.0”, il loro disco più conosciuto e quello che ha permesso loro di raggiungere un ruolo di una certa rilevanza nell’alternative rock di fine anni Novanta. L’impianto dello show è lo stesso messo in pratica tre anni fa per le celebrazioni di “Garbage”: pochissimo spazio al resto del repertorio e una vera e propria narrazione dettagliata del periodo storico di questo album, includendo oltre a tutti i brani del disco anche una serie di b-side molto spesso dimenticate o non note al grande pubblico.
E proprio con due tracce secondarie inizia lo show, con una “Afterglow” che ha visto i fari puntati sulla sola Shirley Manson, per poi ridirezionarsi già nel terzo pezzo con la prima hit del lotto, quella “Temptation waits” che dà anche il via al disco. I suoni non sono perfetti e, molto probabilmente anche a causa dell’architettura della Academy, ai lati la qualità è discutibile, ma già mettendosi con vista di fronte al palco ogni titubanza acustica scompare. Cosa strana, visto che il gruppo è composto per buona parte da veri e propri professionisti e perfezionisti, tra i quali vi è quel Butch Vig che torna alla batteria in Europa dopo un’assenza a causa di motivi di salute per i due precedenti tour.
La prima ora e mezza di concerto è interamente dedicata al materiale estratto da questo album, e la musica si unisce a numerosi aneddoti raccontati durante il concerto. Il più simpatico, e raccontato con un certo humour british visto il format proposto, avviene prima di introdurre “Get Busy With the Fizzy”: il brano sarebbe stato scritto infatti come reazione al dover scrivere brani di accompagnamento ai singoli nell’arco di pochissimo tempo, anche solo un pomeriggio, in dinamiche discografiche che possono suonare alquanto anacronistiche in uno scenario come quello attuale.
Da “Version 2.0” viene preso veramente tutto, compresa quella “The world is not enough”, riarrangiata in una chiave meno orchestrale rispetto a quella in studio, incisa nel 1999 e che si conferma a distanza di anni come uno dei brani più riusciti per le colonne sonore dei film su James Bond. Ma è con i singoli di grido che la Brixton Academy esplode in un vero e proprio tripudio: l’introduzione al ritornello di “Push It” (This is the noise that keeps me awake. My head explodes and my body aches) copre letteralmente il suono della band, “I think I’m paranoid” viene accolta dal boato sin dal primo secondo e “When I grow up” chiude insieme a “You look so fine” la prima parte del set. Ma a ribadire il ruolo di primaria importanza di questo disco per il repertorio della band è che anche alcune tracce minori funzionano alla grande, come ad esempio quella “Lick the pavement” interrotta per un errore di Shirley Manson (sempre per la storia del perfezionismo) e la botta dance rock di “Hammering in my head”, ingiustamente proposta a spizzichi e bocconi da almeno un decennio.
Non solo musica, ma anche attivismo, e non solo per la presenza delle Dream Wife in apertura che ricordano moltissimo nell’attitudine le riot grrrl degli anni Novanta. Sì, perché nella coda dello show la stessa Shirley Manson, sulla quale non approfondiremo discorsi su carisma e fascino poiché già fatti in passato, lancia dei messaggi contro le politiche di Trump e coloro che puntano al non riconoscimento dei diritti LGBT. E proprio con questo monologo viene introdotta “No horses”, ultimo inedito del gruppo e che proprio a Londra ha visto il suo debutto live. E la chiusura è lasciata all’acclamazione popolare per “Cherry lips”, un brano simbolo del repertorio e perfetta conclusione di un concerto che, in circa due ore, ha confermato il fatto che i Garbage rimangono uno dei gruppi che può contare su un repertorio da fare invidia a molti colleghi.