Intervista a Motta: “Ci sono artisti liberi e artisti meno liberi”

Motta è stato uno dei nomi più attesi di Home Festival 2018: protagonista di uno dei successi più importanti nel panorama cantautoriale italiano, l’artista toscano quest’anno ha pubblicato “Vivere o morire”, il seguito del fortunato “La fine dei vent’anni” uscito nel 2016. Di seguito il resoconto di una conferenza stampa con l’artista poche ore prima del suo concerto al festival di Treviso.

Secondo te nel 2018 il confine tra indie e mainstream si è assottigliato sempre di più arrivando quasi ad annullarsi?
No, non saprei come distinguerle le due cose. Ci sono artisti liberi e artisti meno liberi, canzoni bellissime e canzoni che non mi piacciono. Mi avete fatto diventare democristiano anche se non lo sono assolutamente in realtà, mi piace stare sull’attento, più di prima. Riccardo Sinigaglia uscirà con un disco bellissimo nel quale ho collaborato con qualche pezzo di chitarra, iosonouncane mi piace da morire, ci sono un sacco di cose che mi piacciono. Di straniero ho un gruppo preferito ma.. mi hai veramente incasinato (ride)!

A qualche ragazzo che sta iniziando i primi passi sulla musica cosa consigli di fare o di non fare?
Prima di tutto di essere seri e dedicarsi nello studio, ricordandoti che non devi solo studiare ma suonare. Stare attento soprattutto all’insegnante di musica che scegli e, sarà una banalità, ma divertirsi con la musica, tanto, e capire che sarà difficile.

Nel 2013 sei entrato in contatto con la Scuola Sperimentale di Cinematografia a Roma. Come è stato l’approccio alla scrittura per un documentario e un film, e lo rifaresti?
Certo che lo rifarei. Cambiano tante cose ma altre cambiano poche. Una differenza è che il testo non è che non c’è, ma in realtà è stato scritto da altri. Con questo tipo di lavoro il tuo ego viene messo insieme ad altri eghi e ti porta al risultato che è quello di un’unione di altre persone. Anche perché con questi lavori escono tante cose che da solo non faresti.

Parteciperesti a Sanremo?
Così! Dipende un po’, il festival della canzone italiana, io faccio il cantautore.. per cui, ti ho risposto così.

C’è una quantità emotiva importante nei tuoi testi, con Pacifico che ti ha psicanalizzato per tirar fuori questi testi, che hanno rivelato alcune tue sfumature non note. Come è stato conoscersi in questo modo per la prima volta?
Non è la prima volta, ma ci ho trascorso più tempo rispetto al passato. Con Gino ho trascorso molto tempo in sessioni di co-scrittura, con alcune fasi nelle quali viene scritto direttamente il testo o racconti della mia vita che sono stati usati come punto di partenza, con un processo di sintesi successivo a queste riflessioni. Tutte le mie canzoni mi devono emozionare e perché avvenga questa cosa deve esserci quel gancio emotivo collegato a qualcosa che mi è successo. Trovo sbagliato arrivare direttamente al pubblico, quello lo vedo più come una conseguenza.

In questo mare di musica omologata qual è il futuro della musica cantautoriale?
Io faccio i dischi, non li vendo e quindi in realtà non saprei. Dico che c’è tanta gente brava e tanta attenzione e in futuro ci sarà una scrematura tra chi fa dischi belli e chi fa dischi brutti. Purtroppo non posso decidere io ma sarebbe bellissimo se lo potessi decidere io.

Cento date per presentare il tuo disco.. Era meglio suonare in location più piccole o preferisci i palchi più importanti?
In futuro succederanno delle cose molto stimolanti. Nel palco piccolo hai meno persone, ma i concerti come Home Festival ti permettono di mettere insieme più persone. Adesso con questi scenari la difficoltà ma la cosa diventa più stimolante. Certo, mi manca il fare tante date in giro per l’Italia.

Ti piacerebbe ritornare a fare il turnista?
Lo potrei fare! Certo, devo capire con chi ma anche le esperienze passate posso dire che mi hanno dato soddisfazione anche perché ho collaborato con coloro che ritengo i miei artisti italiani preferiti degli ultimi anni. Sono molto felice e rifarei tutto quello che ho fatto.

Qual è l’artista che non vorresti perderti di Home Festival?
Un gruppo che veramente avrei voluto vedere? La Dark Polo Gang, per curiosità. Anche i Prodigy, e anche i Prozac+.

Grazie ai ragazzi di Rockon, Noisyroad e Zai.net