Se l’anno scorso alla Kioene Arena avevo qualche riserva nel giudicare il concerto di Bryan Adams, quanto visto ieri sera in un Gran Teatro Geox sold out ha spazzato via ogni perplessità: il musicista canadese è stato infatti autore di una performance memorabile, questo grazie anche ad un’acustica di qualità e ad una backing band che solo in rari momenti ha mostrato quelle titubanze che invece erano ben più frequenti non più tardi di 12 mesi fa.
Padova accoglie in maniera clamorosa l’artista canadese, e proprio il calore dimostrato nelle prime canzoni (due pezzi rockeggianti come “Ultimate Love” e “Can’t Stop This Thing We Started”, ai quali si aggiunge il primo asso “Run To You”) pone il concerto nei binari dell’evento da raccontare agli amici: Bryan Adams, che ha fermato lo show per immortalare il pubblico con il suo smartphone, e la sua backing band si radunano e, dopo un cenno di intesa, fanno partire “Please Forgive Me”. La canzone, inserita all’ultimo momento, è la vera e propria chicca della serata, suonata pochissime volte nelle numerose date di questo 2018.
Sì, perché per il resto a livello di brani si è di fronte ad una versione shakerata di quanto già sentito nell’anno precedente, comprese alcune gag riproposte pari pari, come lo sculettamento fronte pubblico durante “You Belong To Me” o la sempre divertente battuta della Tina Turner non presente “come ad ogni concerto” per un duetto su “It’s Only Love”. Siparietti che fanno emergere il fatto che Adams è un vero e proprio intrattenitore a 360°: abile musicista, ottimo chitarrista ritmico, stand up comedian quando serve e artista con una visione ben chiara del suo concerto. Dalle riprese curate (spettacolari i bianco e nero per le riprese del pubblico dal palco) alla scenografia sobria ma potente (esplosiva nella coloratissima e ingiustamente sottovalutata minor hit “The Only Thing That Looks Good on Me Is You”), nulla dello show è lasciato al caso, neanche i sorrisi delle prime file autentici protagonisti della cover di “I Fought The Law” o alcuni video girati ad hoc per il concerto (come il piano sequenza sulla già citata “Can’t Stop This Thing We Started”).
Nelle due ore di show si esplorano tutte le sfumature della sua musica. E se la versione in sola chitarra acustica di “Heaven” è l’altra ciliegina sulla torta di una grande nottata, non sono da meno i momenti di rock più disimpegnato (vedi “Go Down Rockin” o “18 Till I Die”), quelli nei quali vengono suonate vere e proprie autentiche hit rock degli ultimi quarant’anni (“Summer of 69”, “Somebody” e “(Everything I Do) I Do It for You” per citarne tre a caso) e i brani dove invece imbraccia armonica e chitarra acustica per i suoi episodi più rallentati, concentrati principalmente a centro show e nella coda dell’encore. Con uno spazio importante anche per il dialogo con il pubblico, come quando verso la fine del concerto racconta del supporto da parte della famiglia per il suo sogno di musicista, compreso un breve omaggio al padre di recente scomparso.
Il concerto di ieri di Bryan Adams ha sancito il fatto che l’artista canadese è e rimane uno dei colossi del rock internazionale. Forse ha raccolto meno rispetto ad altri colleghi più rinomati, ma ciò che rimane del concerto al Gran Teatro Geox è un sessantenne che ancora oggi ha una grandissima voglia di divertirsi e far divertire.