La nostalgia è una cosa che ormai caratterizza la nostra vita da diverso tempo: non c’è un giorno nel quale non vi sia una ricorrenza, un anniversario o un tributo da celebrare. Non deve quindi suonar strano il fatto che questo tour di Omar Pedrini, annunciato solo qualche settimana fa, stia ottenendo uno strepitoso successo, con date raddoppiate (Brescia, entrambe sold out) e l’aggiunta di altri concerti fino a maggio. Perché, proprio come detto dallo stesso Pedrini durante la prima tappa di Treviso, a causa dei noti problemi al cuore è costretto a pianificare la sua vita di sei mesi in sei mesi.
Dimenticavo: l’occasione di questo tour è importante, ed è la celebrazione del venticinquesimo anniversario di “Viaggio Senza Vento”, quarto album dei Timoria uscito nel 1993 e del quale è uscita una ricca riedizione lo scorso autunno. Uno dei capitoli più iconici del rock tricolore, e ciò spiega il fatto che l’età del pubblico sia stata mediamente alta: tanti che all’epoca erano dei teenager fieri di avere in patria una band ben radicata in Italia ma dal suono d’Oltreoceano, pochissimi under 20 odierni. Al massimo qualche over 30 (di poco) che li scoprii con un altro loro masterpiece, quel “El Topo Grand Hotel” che fu il loro maggiore successo commerciale.
Della formazione storica c’è il solo Omar Pedrini, che rimane comunque l’autore prevalente del disco, e le paure di molti si possono riassumere in “Ma ce la farà a reggere i pezzi cantati da Francesco Renga?”. Ed è qui che arriva il punto di forza di questo tour: “Viaggio Senza Vento” viene reinterpretato da una band giovane (nota bene: un componente non era neanche nato alla sua uscita) e riadattato alla voce del leader bresciano, che nel collettivo ricopre il ruolo di grande saggio.
“Viaggio Senza Vento” riascoltato in questo contesto guadagna ulteriori sfumature che a suo tempo andarono perse a causa del talento senza eguali di Francesco Renga: l’album diventa più rock, più arrabbiato, al punto di sembrare uscito dalla Seattle di inizio anni Novanta e non dall’estrema Pianura Padana. E se risentire una “Senza Vento” dal vivo causa brividi ancora oggi, è interessante ascoltare le riedizioni degli altri pezzi del lungo disco, proposto nella sua interezza. Una “Sangue Impazzito” più ruvida, una “Lombardia” dall’impronta più rock, mood seguito anche da pezzi come “Piove” e “Come Serpenti In Amore”, con Omar che si alterna a chitarra elettrica ed acustica, prestando in più momenti la voce anche ai componenti della sua backing band. La vera sorpresa è però una, ed è “Il Guardiano Di Cani”, canzone che in questa dimensione guadagna valore, diventando uno dei momenti più caldi dell’intero show.
Il riferimento a Seattle di poco fa non è casuale: nell’encore infatti trova spazio anche “Angel”, inedito inciso a ridosso del decesso di Kurt Cobain e reso pubblico solo lo scorso anno, e qui proposto per la prima volta dal vivo. Insieme all’omaggio al leader dei Nirvana trova spazio “Sole Spento”, il singolo di maggior successo dell’epoca Torrisi che chiude anche il concerto con quel coro incessante del pubblico che ha caratterizzato per molti momenti l’intera esibizione. E il consiglio da dare all’uscita dal New Age Club è solo uno: non perdetevi questi concerti, l’autentica celebrazione di un capitolo clamoroso della musica nazionale e, soprattutto, un viaggio autobiografico di una delle figure più sottovalutate del rock tricolore che, dopo anni di grandi difficoltà personali tra problemi di salute e depressione, è riuscito a trovare una serenità nel suo percorso di vita. Un esempio per molti.