In molti se lo dimenticano, ma nel 2003 e 2004 i The Darkness erano indicati da tanti come la nuova promessa del rock, un po’ come i Greta Van Fleet nel 2019. Un successo pazzesco in un tempo breve, grazie anche ad un intoccabile debutto come “Permission To Land” grazie al quale riuscirono a portare a casa la bellezza di ben tre Brit Awards all’esordio, senza considerare i numerosi traguardi di vendite in giro per il mondo.
Non stupisce quindi vedere a Majano (UD) un’affluenza così importante per una band che ormai da quindici anni sta continuando in maniera più che dignitosa la sua carriera, con frequenti show anche nel nostro Paese. Nel caso della serata nella periferia di Udine, il concerto dei britannici è stata aperta dai locali Cindy And The Rock Hysteria, noti nel circuito delle cover band regionali ma che in questo contesto hanno scelto di promuovere il loro omonimo disco di debutto.
I The Darkness nell’ora e mezza a disposizione non tradiscono le attese. Non inventano nulla di nuovo e di fatto sono una confort zone per gli amanti del rock da classifica: se gli accostamenti con i Queen si sono sprecati all’epoca, non sono da meno quelli con altri gruppi come, ad esempio, i The Who e il loro chitarrista Pete Townshend e le frequenti strizzate d’occhio ad Oltreoceano, come le movenze molto simili a quelle di un David Lee Roth di Justin Hawkins o alcuni pezzi, come “Open Fire”, che sembrano usciti dalla Los Angeles degli anni Ottanta. Nulla di rivoluzionario, ma fatto fottutamente bene: con un palco fatto di tanti watt e tante luci, gli inglesi hanno impugnato il pubblico fin dalle prime note di “Black Shuck” per lasciarli solo pochi minuti prima di mezzanotte, dopo un’ora e mezza di show.
Il disco di debutto è il piatto forte della serata, essendo di fatto il protagonista assoluto dell’intero concerto. Ed è una scelta plausibile, visto che il tour estivo europeo è di fatto un warm up in vista del prossimo disco “Easter Is Cancelled” in uscita in autunno. La band va quindi sul sicuro di canzoni come “I Believe in a Thing Called Love”, presentata con ironia come il brano più conosciuto del loro repertorio. Ironia che pervade molti dei contatti con il pubblico da parte di Justin Hawkins, come ad esempio quando racconta che durante il concerto della sera prima al Carroponte ha dovuto cambiare pantaloni perché non adatti per ballare, ripiegando su degli shorts, o gli apprezzamenti dei lanci da parte dei fan che, oltre ai banali reggiseni, hanno omaggiato la band con delle ghirlande hawaiane a tinte italiane o con una panciera.
Su disco possono non essere apprezzati, ma dal vivo i The Darkness spazzano via ogni dubbio: solidi nel suono e carismatici nell’attitudine, anche in un tour di preparazione alla promozione di un nuovo disco dimostrano una ammirevole dedizione alla causa, non apparendo annoiati ma, al contrario, divertendosi ancora più del numeroso pubblico.