L’estate 2020 verrà ricordata come quella che, pur a fronte della cancellazione dei maggiori eventi negli stadi e negli open air, ha visto alcuni addetti ai lavori dimostrare che è possibile fare musica live, anche con le stringenti normative anti-COVID. Certo, senza nomi di grido internazionale e soprattutto in contesti più intimi e insieme a poche persone, non più di mille secondo normativa.
Un esempio è Villa Manin Estate 2020, contenitore nato tre anni fa per far conoscere l’intero comprensorio di una location conosciuta principalmente per aver ospitato, negli anni, nomi come Iron Maiden, Radiohead, Kiss, Rammstein e molti altri. All’edizione 2020 il format cresce, con un cartellone che presenta, oltre a nomi nuovi come Margherita Vicario, istituzioni come Niccolò Fabi e Raiz, ma anche artisti di riferimento della scena indie come Vasco Brondi e Dente.
Abbiamo parlato con Luigi Vignando di VignaPR e Luca Moretuzzo, dell’organizzazione di Villa Manin, di come è nata l’edizione 2020, tra evidenti difficoltà, soddisfazioni ma anche delusioni che, a sorpresa, sono arrivate principalmente dai fan.
Come è nato il format Villa Manin Estate?
LM: L’esperienza Villa Manin Estate è nata tre anni fa un po’ da una pazzia: decidere di organizzare dei concerti gratuiti all’ombra di un cedro presente qui sul parco. Dall’anno scorso abbiamo iniziato a lavorare con altre realtà come VignaPR e Stage Plan e altre associazioni e cooperative locali, facendo il primo saltino in alto con nomi di spessore come The André, Selton e Morgan. Quest’anno il format, per le regole COVID, ci sono stati importanti cambiamenti: l’orario, dalle 11 alle 18, e il palco sul prato. Rispetto alle edizioni precedenti c’è stata l’intenzione di crescere, puntando su una lineup di livello nazionale e non più regionale.
Non avete mai pensato ad una rassegna con biglietti a pagamento per il 2020, visto anche lo spessore degli artisti presenti?
LM: L’idea del parco era quella di fare degli eventi che andassero a braccetto con quelli di Piazza Tonda, nella quale negli anni han suonato artisti di fama internazionale a pagamento, per creare quindi un’offerta che potesse abbracciare un pubblico più ampio. Quest’anno sicuramente, con il senno di poi, sarebbe stato meglio optare per la formula a pagamento. Questo per l’unica nota negativa che ti posso indicare di questa edizione, e che Luigi può confermare: un elevato tasso di non presenza al concerto. Quasi tutti gli eventi vanno sold out in prevendita, ma c’è un 20-25% di pubblico che poi il giorno del concerto non si presenta. Avremmo fatto, col senno di poi, un biglietto a 5 euro.
Avete ufficializzato una lineup di livello con Raiz, Niccolò Fabi, Dente e molti altri. Come l’avete costruita?
LM: Intanto il primo punto di partenza, visto l’anno particolare, è stato quello della disponibilità degli artisti presenti sul mercato. Non è stato sicuramente facile costruire un cartellone di qualità ma che seguisse una sorta di filo logico. Abbiamo avuto Margherita Vicario, esempio chiaro di artista emergente, ma anche affermati come Niccolò Fabi. Tutti artisti italiani, perché di stranieri era difficile farne arrivare.
LV: C’era già un’idea pre-COVID di costruire un evento di nove concerti, iniziando a ragionare insieme, ma con quanto successo sono saltati alcuni schemi. Villa Manin Estate 2020 ha puntato ad avere un filo conduttore ma anche a raccogliere un pubblico eterogeneo, colpendo dei pubblici diversi. Ad esempio ieri Margherita Vicario è stata accolta da molti giovani fan dai 15 ai 25 anni, mentre con Raiz c’era un pubblico più adulto. Abbiamo puntato ad un pubblico locale, dal Friuli e dal Veneto, ma in occasione di concerti particolari, come Fabi che in tutta l’estate sarà protagonista di sole cinque-sei date, sono arrivate richieste da tutto il Nord Italia. L’idea è quella di riuscire per far conoscere tutto quello che sta attorno a Piazza Tonda, quindi l’intero complesso del Parco che, a causa di lavori, è possibile valorizzare nel suo complesso solo da alcuni anni.
Villa Manin Estate 2020 si chiuderà con un concerto all’alba di Boosta. Che tipo di esibizione porterà?
LM: Ripercorre l’idea di Concerto All’Alba iniziato lo scorso anno con Remo Anzovino.
LV: In questa occasione si presenterà con un piano Wurlitzer, quindi ci sarà una base di elettronica; ma al centro ci sarà comunque il piano. Qui sarà in una versione intimista e diversa rispetto a quella con i Subsonica, sarà un concerto simile a quello che ha proposto lo scorso anno a Piano City a Milano, che è diventato un tour di sette date.
Tenendo conto di tutte le attività di Villa Manin Estate 2020, al giro di boa, vi potete sbilanciare su un bilancio di questa edizione?
LM: A noi piace dire che il giro di boa sarà sabato prossimo con Fabi, oggi siamo a 4 di 9! La nota negativa sul tasso alto di assenza è già stata detta prima. Come rappresentante di un ente regionale posso dire che è molto difficile ripartire, anche se ce l’abbiamo fatta, ma le normative anti-COVID sono molto pesanti, richiedendo sforzi in ambito di risorse umane, finanziario e soprattutto mentale.
LV: Pensando al mondo dello spettacolo, sarà molto difficile per tutti quanti. Allo stesso tempo siamo contenti di realtà come Villa Manin che, anche in un’estate complicata come questa, non abbia deciso di fermarsi ma di continuare. Questo perché la gente ha bisogno della musica, del teatro, della cultura per l’anima, ha bisogno di emozionarsi e di non disinnamorarsi degli eventi, cosa che invece sta avvenendo nel calcio.
La scelta di fare concerti in Friuli Venezia Giulia è nata per puro caso, grazie anche all’aiuto di molte associazioni locali. Potete raccontare qualche retroscena di come è nato questa sorta di calendario diffuso?
LM: Ci sono vari aspetti da affrontare, il primo è che la Regione Friuli Venezia Giulia per gli eventi crea dei bandi triennali per gli eventi. Per quanto ci riguarda, Villa Manin è una location storica che ha ospitato negli anni nomi come Bjork, REM, Foo Fighters, Iron Maiden, una serie di concerti che era legata all’imprenditoria di chi fa musica dal vivo in regione. Quello che riguarda il parco è stato invece improntato a chi voleva creare una proposta alternativa a quello mainstream, per un pubblico di nicchia; poi tutto è cresciuto, perché la gente ha scoperto il parco di Villa Manin, residenti inclusi che lo hanno apprezzato in un contesto al di fuori di una passeggiata. Abbiamo cercato soggetti che creassero un’offerta qualitativamente elevata ma alternativa.
Avete dimostrato che anche in uno scenario come questo è possibile fare musica live. Per quale motivo il mercato nazionale è praticamente fermo?
LV: Posso dirti che noi siamo riusciti per due motivi: dal punto di vista economico c’è sicuramente stato l’aiuto di un ente pubblico come regione. Questo, da imprenditore che non prende contributi statali e lavora su commissione per fornire determinati servizi, per dire che in ogni caso senza il supporto del pubblico è impossibile lavorare in un contesto del genere. Non è che manca la volontà delle agenzie, semplicemente è impossibile perché sono cambiate totalmente le normative. Tu stesso, sulla tua pelle, hai visto che ci sono tre controlli: temperatura, sicurezza, biglietto con corrispondenza col nome del documento. Inoltre, il posto viene assegnato da una hostess. Un concerto da 1000 persone prevede almeno 16 persone tra sicurezza e personale di sala quando, in altri contesti, un evento gratuito di quelle dimensioni ne prevede forse 4. La questione è economica, ma anche quella di trovare il privato disponibile a mettersi in gioco in questo contesto. Non mi metto a criticare nessuno, ad oggi la situazione sanitaria è ancora complicata, quindi è giusto muoverci con prudenza. Dobbiamo crederci, avere pazienza, fare tutto in maniera graduale dimostrando a chi è titubante che le cose si possono fare.