L’anomalo Sexto Nplugged 2020, intervista agli organizzatori

Mancano due settimane alla quindicesima edizione di Sexto Nplugged. Un anniversario che verrà festeggiato con una situazione anomala: non più date sparse tra giugno e luglio, ma un intero fine settimana tra il 7 e il 9 agosto prossimi. Ma soprattutto senza quei nomi di punta, come Foals e Cat Power, che fortunatamente slittano nell’edizione del 2021.

Sexto Nplugged 2020 sarà un’edizione particolare con quattro artisti (Low Roar, Teho Teardo, Efterklang e l’ultimo arrivo Anzwart) in un contesto più intimo rispetto a quello delle passate edizioni. Un festival anomalo che ci è stato raccontato in una lunga intervista da un membro dell’organizzazione, il presidente Fabio Bortolussi.

Il 2020 doveva essere il vostro quindicesimo anniversario, però non erano questi i vostri piani per festeggiarlo.. come volevate celebrare inizialmente questo traguardo di Sexto Nplugged?
Prima di tutto voglio confermare che, in ogni caso, quest’anno festeggeremo il quindicesimo anniversario di Sexto Nplugged. Questo anche se la programmazione è stata rivista per ovvi motivi dovuti alla pandemia, che hanno rinviato al prossimo anno due degli artisti di punta come Foals e Cat Power. Eravamo molto felici per il 2020, perché finalmente eravamo riusciti a portare Cat Power a Sesto Al Reghena.. purtroppo sarà per la sedicesima edizione ma va bene così. Stiamo vivendo una situazione paradossale che non riguarda solo noi ma tutto il mondo, non ci resta che viverla nel migliore dei modi possibili.

Un periodo che nessuno poteva prevedere e che, sinceramente, non augureresti a nessuno..
Il problema di fondo è che non c’è uno storico su questa vicenda. Non c’era la possibilità di dire “a giugno andrà così, a luglio andrà così”. Chiaro, non ha riguardato solo noi ma tutto il settore; gli addetti stessi hanno annullato o posticipato gli eventi perché mancavano le garanzie. Trattare con gli inglesi per esempio, in un momento storico come questo, è impossibile. Un contesto particolare che ricorderemo a lungo.

Come è nata questa edizione del festival? Mi riferisco alla lineup che avete annunciato negli scorsi giorni.
Per un periodo ci siamo aspettati di non fare nulla. Poi è stata aperta una porticina che, seguendo la normativa anti-COVID, ti permetteva di organizzare degli eventi con un numero limitatissimo di spettatori. C’è una relazione tecnica che ti impone le regole e come si svilupperà l’intera serata: tutto sarà stabilito a norma di legge. L’edizione 2020 è nata dal buio e, con questo spiraglio, abbiamo avuto l’ispirazione di fare un qualcosa che tornasse a quella sperimentazione che abbiamo sempre fatto, ma a piccole dosi. Nelle ultime edizioni, e questo anche grazie alla notorietà ottenuta dalla rassegna negli anni, siamo riusciti ad accedere ad artisti internazionali di forte richiamo di pubblico. Abbiamo avuto dei nomoni, ma il nostro DNA è più sperimentale. Quindi abbiamo deciso di fare quello che, fino allo scorso anno, non potevamo fare in un colpo solo: puntare tutto sulla sperimentazione, sia dal lato artistico ma anche a livello promozionale. Non si può usare il cartaceo, quindi abbiamo deciso di fare un qualcosa via web.. una via nuova rispetto al passato. Siamo felici del risultato, personalmente sono molto contento di quanto fatto: ho visto nascere una programmazione dal niente, toccando una qualità molto alta. Pensa a Low Roar, a Teho Teardo che pur essendo italiano è un artista di calibro internazionale, agli Efterklang. Sono quei piccoli sogni che si realizzano: è almeno dieci anni che volevamo portare gli Efterklang a Sexto, abbiamo detto “proviamo” e, alla fine, hanno accettato.

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Cosa ha ispirato la vostra campagna web? Personalmente, trovo molte similitudini con quel Primavera Sound che, come voi, ha sempre avuto un’attenzione particolare sulla sperimentazione.
Dietro a tutto c’è il genio di UOLLI. Per il concept della comunicazione sono stati usati tutti gli strumenti utilizzati nel corso dell’anno, in una sorta di situazione che sembra voler dare l’impressione di un tempo che si ferma e poi rinasce. E’ stata una cosa geniale, usando un linguaggio consono con il mondo del web. Le immagini in movimento, il post dell’evento che non è più un’immagine statica. In passato l’immagine statica era la normalità perché, usando molto il cartaceo per la parte promozionale, non potevi far diversamente. Quest’anno abbiamo osato, provando nuove vie per fare promozione, con la consapevolezza che anche in futuro la carta verrà utilizzata di meno, anche per una questione ambientale. Nel male del momento storico abbiamo cercato soluzioni per crescere in una maniera positiva. Ci sono delle nuove forme di comunicazione, è giusto che sia così. Ci sono nuovi modi? Facciamolo! Se siamo costretti dal maledetto COVID a fare questo, cerchiamo di vedere come rinascere in maniera positiva. Anche a livello artistico, abbiamo cercato di ricreare una Piazza Castello come un salotto, una boutique, dove ascolti la musica e l’artista, se va male, il pubblico lo vede da una ventina di metri di distanza. Praticamente davanti, ovunque. Un posto dove la gente apprezza l’intera serata in una cornice unica, un posto dove ti delizi per la proposta musicale ma anche per l’impatto emotivo dell’ambientazione. Una cosa che abbiamo riscontrato anche da parte degli artisti, che non si limitano a prendere il gettone ma, anzi, riescono a dare sempre quella cosa in più. Tutti, artisti e pubblico, ci hanno detto più volte la stessa cosa: veniamo qui, il posto è magico. Ci si trova in una dimensione nella quale il pubblico può trovare l’artista al bar a prendere un aperitivo; surreale, per quello che è per molti concerti, ma che è la nostra forza.

Come sarà organizzata l’area di Piazza Castello? E, visto che per la prima volta si terrà in tre giorni consecutivi, contate di avere un positivo impatto sul turismo rispetto agli anni precedenti?
Me lo auguro, perché è una programmazione nella quale una persona può venire e divertirsi in tutte e tre le serate. Normalmente, nelle passate edizioni, abbiamo sempre cercato di accontentare tutti, pur essendoci un filo comune tra tutto. In passato eravamo una rassegna con date sparse, che rendevano difficile un turismo lento che valorizzasse il posto. Spero che questa sia l’occasione per sperimentare: è un periodo buono, è l’ultimo fine settimana lavorativo prima delle ferie, è un momento strategico e un fine settimana dove si può provare qualcosa di nuovo. Il 2020 è un’edizione impossibile da replicare in futuro, essendo una rassegna che spesso lavora grazie ai day off degli artisti, ma l’abbiamo vissuta da protagonisti: siamo noi andati alla ricerca, noi abbiamo proposto, ci è andata bene.

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Dal punto di vista meramente tecnico, quale sarà la capienza?
199 persone. Purtroppo per questione di normativa, che diventerebbe devastante e renderebbe difficile il tutto, abbiamo cercato un buon compromesso che ci permettesse di realizzare qualcosa. Non hai idea delle certificazioni che ci sono dietro. Dietro Sexto Nplugged ci sono due associazioni: la Pro Sesto, che si fa carico di tutta la gestione logistica, e l’associazione culturale Sexto che cura tutta la parte artistica. Non è stato facile creare, tra queste due fazioni, Sexto Nplugged 2020; tutta l’edizione è nata dagli input logistici della Pro Sesto, su questi la nostra associazione si è mossa per dare vita ad una programmazione. Ma dal far niente a riuscire a far questo, per quanto mi riguarda, è un miracolo.

La scelta di un artista locale come Teardo, che è un ritorno a Sexto Nplugged, è stata voluta?
No, noi volevamo Teardo, non un artista locale, noi volevamo lui. A parte che nei suoi confronti abbiamo una grande stima, dal punto di vista personale ed artistico, in un contesto di questo tipo sapevamo che sarebbe stata l’occasione perfetta per dare risalto al suo lavoro. Abbiamo fatto scegliere a lui lo spettacolo migliore che volesse proporre e quello che ha scelto, una suite di tre pezzi, era anche il nostro primo pensiero. Teardo è l’artista giusto nel posto giusto al momento giusto. Lui è stata la nostra prima scelta, siam partiti da Teardo per poi scegliere il resto. Per tutto quello che ha fatto vedere negli anni, lui è quello che poteva proporre qualcosa all’interno di quella piazza che pochissimi altri artisti sarebbero stati in grado di fare.

Già dallo scorso anno parlavate di espandere l’attività di Sexto Nplugged oltre l’estate. Indipendentemente dal periodo storico, è un progetto che pensate di mandare avanti?
Guarda, già l’anno scorso abbiamo organizzato i Vanishing Twins all’Astro Club di Fontanafredda (PN), qualcosa ogni anno se possiamo lo facciamo. Dipende da molte cose: dalla disponibilità e dagli artisti che girano. Non lo facciamo per forza, lo facciamo se ne sentiamo la necessità. Non siamo un’associazione ferma: abbiamo così tante idee in testa che sarebbe bello vederne andare in porto anche solo un decimo. L’idea sarebbe di fare sempre qualcosa, a patto che ci siano le condizioni economiche. Sexto Nplugged è un’associazione che ha i suoi costi e, in un contesto piccolo come quello del 2020, devi fare bene i conti o corri il rischio di sforare. Non è facile.

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Guardando il calendario nazionale, il Friuli Venezia Giulia ha dimostrato che si può organizzare live anche in questo contesto, presentando un calendario che al netto degli eventi big sembra non aver avuto grossi cambiamenti. Vi sentite fieri di far parte, pur nel vostro piccolo, di un calendario come questo che ha dimostrato che si può fare live anche durante quest’estate?
Beh chiaro, siamo felici ed orgogliosi di vedere quello che in quest’estate sta facendo la nostra regione. Poi ognuno fa le sue scelte: va benissimo questo tipo di programmazione, perché ti permette di ottenere un pubblico di ampio respiro. Siamo felici noi per primi perché siamo riusciti a mantenere e dare una linea più determinata sul nostro tipo di programmazione e linea artistica. E’ bello vedere una regione che lavora bene per far muovere la gente e, soprattutto, con testa. Perché è un attimo vedere alla TV video di assembramenti di persone, cose che farebbero fare una brutta figura a livello nazionale. Siamo coscienti del pericolo che c’è ma, non sapendo che cosa succederà, noi siamo convinti che queste situazioni vadano fatte assolutamente con la testa. La superficialità potrebbe portare a dei problemi coi quali ti dovrai scontrare successivamente. Non sappiamo nulla del futuro: ti puoi trovare davanti ad un COVID che sparisce del tutto o ad una situazione come quella di febbraio. Non c’è una storia. L’importante è che tutto venga fatto secondo le regole, con lo scopo che il pubblico venga in sicurezza, attitudine che siamo sicuri che verrà messa in pratica anche dai nostri colleghi, che conosciamo e sono persone serie. Bisogna essere molto attenti a fare in modo che le regole vengano rispettate: non vorrei vedere Lignano con le persone una sopra l’altra, non fai una bella figura. Stiamo vivendo una situazione nella quale ormai basta un niente per fare danni, non possiamo essere artefici di un nuovo contagio, sarebbe imperdonabile.