Mark Ronson – Uptown Special

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Avete presente “Uptown Funk”? Sì, quel singolo con Bruno Mars che le radio trasmettono praticamente ad ogni ora da un paio di mesi a questa parte e che, non nascondetevi dietro ad un dito, vi ha fatto battere le mani a tempo al semaforo o in metropolitana almeno una volta. Ecco, il ritorno discografico di Mark Ronson, quell'”Uptown Special” che è il suo quarto capitolo solista a cinque anni dal precedente “Record Collection”, si muove su queste direttive: tanto funk, tanto vintage ma il tutto portato nel Terzo Millennio grazie ad una produzione moderna e ad una serie infinita di collaborazioni con artisti contemporanei.

Il gesto di Ronson non è però quello classico di chi vuol salire nel facile carro del vincitore chiamato revival: la sua è la mossa coerente di colui che con certa musica del passato ci flirta da anni. Basti pensare che le sue mani sono passate sui dischi di Adele, Bruno Mars, Estelle, Macy Gray e che il capitolo più conosciuto di Amy Winehouse, “Back To Black”, è frutto anche del suo lavoro in banco di regia. Un’esperienza decennale nel genere che lo ha portato a costruire undici pezzi praticamente inattaccabili nei quali si respira il funk più patinato della seconda metà degli anni Settanta e degli Anni Ottanta. Si sente di tutto, in quello che può essere visto come un omaggio ad un’epoca: Earth Wind And Fire, James Brown, Stevie Wonder (presente come ospite in ben due brani) e il Michael Jackson a cavallo di Jackson 5 e “Off The Wall”.

“Uptown Special” è una vera e propria dichiarazione d’amore per il funk più patinato del produttore britannico. Un disco destinato a vendere milioni di copie anche perché è una paraculata così fatta bene che è impossibile, anche dopo svariati ascolti, trovarci un difetto.

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