Home Festival 2017, l’intervista al founder Amedeo Lombardi

Parte tra una settimana esatta Home Festival 2017: la rassegna trevigiana inizierà mercoledì 30 agosto per proseguire fino a domenica 3 settembre con una line-up che presenterà tra gli headliner artisti del calibro di Duran Duran, Steve Angello, Liam Gallagher, The Libertines, Bloody Beetroots, The Wailers e Thegiornalisti. Nomi che si aggiungono ai prestigiosi artisti passati nelle precedenti edizioni come Elio E Le Storie Tese, Subsonica, Francesco De Gregori, Franz Ferdinand And Sparks, Interpol, Paul Kalbrenner, The Prodigy e Martin Garrix.

In preparazione al festival, abbiamo contattato il founder Amedeo Lombardi per un’intervista nella quale verranno ripercorse le novità del 2017, dal punto di vista organizzativo e della line-up.

Ci eravamo lasciati lo scorso anno che Home Festival era all’edizione della maturità. Mi pare che il festival sia diventato maturo…
Diciamo che abbiamo mantenuto la visione! A parte gli scherzi, ormai è palese che la strada intrapresa è ben visibile anche non solo a chi ci segue da anni.

Gli headliner, mi limito ai quattro nomi importanti, e comunque ci sarebbe da discutere: Duran Duran (che porteranno al festival un pubblico per voi inedito), Liam Gallagher, Steve Angello e The Libertines. Come li avete scelti? E, a conferma dell’importanza dei nomi presenti, giovedì ci sono anche artisti come Soulwax, Moderat e Bloody Beetroots..
Il giovedì è la giornata della ricerca, quella nella quale si cerca di dare meno spazio alla musica pop. Per i Duran Duran, uno dei motivi della loro scelta è proprio quello di portare ad Home Festival un target di pubblico che altrimenti non avrebbe mai partecipato. Alla base della line-up del 2017 c’è stata la scelta di avere diverse esclusive, tra le quali spiccano quelle dei già citati Duran Duran, Liam Gallagher e The Libertines. Una politica che vorremmo portare negli altri anni, magari anche con certi artisti italiani: certo, a loro è praticamente impossibile chiedere l’esclusiva nazionale, ma per esempio i Thegiornalisti faranno ad Home Festival l’unica data in Veneto del loro tour.

Pur avendo degli headliner che da soli “tirano”, la line-up è molto ricca anche nei piani più bassi. Da quanto ci state lavorando?
Considera che per quest’anno abbiamo iniziato a dicembre dello scorso anno, mentre per il 2018 stiamo già lavorando da qualche mese. Abbiamo capito come fare: i primi contratti per il prossimo anno li abbiamo chiusi lo scorso dicembre.

Parlando di chicche, Andy C. Uno dei guru della drum n bass che in Italia conoscono in pochissimi che, pochi giorni prima, suonerà a Reading And Leeds. Chi ha avuto l’idea di reclutare un nome così di nicchia?
Mi dispiace prendermi la paternità, visto che sul cast di Home Festival ci lavoriamo in quattro, ma Andy C è stata la mia scelta. Visto il suo successo e il peso nella scena è stata un’ottima selezione; inoltre dopo Wailers e Justice era l’ideale trovare un’artista che continuasse la serata. La scelta di Andy C spiega anche un’altra cosa: la nostra idea di costruire la line-up incrociandola con quella di altre manifestazioni: “Andy C fa l’headliner ad altri festival? Potrebbe essere l’artista per noi”, per dire. Andy C sarà una delle ennesime perle di questa edizione e della storia di Home Festival: parliamo di uno che avrebbe potuto fare l’headliner in altre manifestazioni internazionali.

La prima giornata, quella gratuita, quest’anno è cambiata: invece di coinvolgere solo artisti veneti troveranno spazio anche nomi di peso nazionale, come ad esempio Max Gazzè e Omar Pedrini. Come mai questa scelta?
Comunque ci sono gruppi veneti, come ad esempio i Rumatera che ormai sono la resident band (della quale siamo fan, prima di tutto). Ci sono due ragioni: prima di tutto c’è una forte presenza veneta, ma i gruppi sono sempre quelli, non è facile trovare band e alla fine ti troveresti a reclutare sempre le stesse band. Il secondo motivo è che, in uno scenario con un festival in crescita, abbiamo trovato riduttivo continuare con quel tipo di format: alla lunga, la quinta giornata crescerà trainata anche dal resto.

Scendendo sul tecnico, come verrà organizzata l’area? Ci saranno cambiamenti?
La ingrandiremo ottimizzando gli spazi presenti. La trattiamo come una casa, che ogni anno viene abbellita. La prima impressione sarà una maggiore larghezza, che ci permetterà di ospitare un palco di musica dance che si chiamerà “We Are One”. Ci saranno molti più ristoranti rispetto al passato, preferendo optare per più piccole strutture rispetto al tendone centrale degli altri anni; il tutto con lo scopo di far felici le persone che vengono al festival. Il limite più grosso è solo uno: l’area è piccola. Il prossimo passo per noi organizzatori sarà quello di sederci attorno ad un tavolo e studiare il modo migliore per gestire gli spazi a disposizione: se hai intenzione di fare un artista da 50000 persone, uno che fa gli stadi, ad oggi non hai la capienza. Abbiamo avuto la possibilità di portare qualche artista di questo calibro, ma a conti fatti poi ci siamo fermati perché la persona intelligente deve essere consapevole che certi artisti vanno portati alle migliori condizioni possibili: altrimenti rischi di fare danni, non potendo contenere tutte queste persone nell’area.

Parcheggi: ci saranno variazioni?
No, resteranno gli stessi dello scorso anno. La scelta del mercato ortofrutticolo ha risolto molti problemi di traffico nell’area, ma siamo consapevoli che bisognerà in futuro cercare qualche nuova area per il parcheggio delle auto e fare un ragionamento più ampio sull’intera viabilità dell’area.

Come è nata la collaborazione con Pop Up Hotel, che gestirà alcune strutture di Home Garden?
Anche se non sembra, per gestire e rendere migliore la nostra Casa cerchiamo nuove entità con le quali collaborare. I ragazzi di Pop Up Hotel li abbiamo conosciuti lo scorso anno, e li avevamo invitati al festival nel 2016 a vedere l’area. Da lì è nata questa collaborazione con questa organizzazione che riteniamo molto capace: nei maggiori festival europei, tra cui Glastonbury, loro ci sono. Una collaborazione che spero porterà buoni frutti e, soprattutto, buone ore di sonno a coloro che sceglieranno questa formula.

Un festival che va oltre la semplice line-up: state organizzando attività collaterali in centro città anche quest’anno?
Quest’anno, all’interno dell’area, ci saranno nuove mostre, tra cui una dedicata a Michelangelo Pistoletto. A Treviso città avremo un locale di riferimento dove organizzeremo tutte le attività parallele.

Line-up internazionale è uguale a festival internazionale? Quale sarebbe ad oggi la percentuale di biglietti venduti all’estero?
Mi cogli impreparato, ma siamo molto più alti rispetto allo scorso anno, anche se in mano non ho dei numeri precisi. Una cosa della quale eravamo consapevoli fin da subito, quando siamo usciti con l’abbonamento; il nostro obiettivo è quello di raddoppiare le presenze straniere del 2016. Ci saranno tre persone che arriveranno dal Canada, quattro dalla Polonia. Il caso più simpatico però non verrà ad Home Festival: è un newyorkese, fan sfegatato dei Duran Duran al punto di avere una ricca memorabilia, che manderà un suo amico con il solo scopo di acquistare la locandina ufficiale del concerto. Il dettaglio divertente è che questo arriverà il giovedì per i Duran Duran e riprenderà il volo per New York la mattina del venerdì.

So che sei stato al Coachella quest’anno. Hai imparato qualcosa da quell’esperienza o hai preso ispirazione per qualche novità di quest’anno?
Una ci sarà già nel 2017, le fontanelle d’acqua gratuite. Quello che ho visto del Coachella che mi è piaciuto, ma del quale sono consapevole che in Italia servirà ancora molto tempo prima di metterlo in pratica, è la formula del car pooling per arrivare al festival; vorremmo creare un micromondo di persone che condividono il viaggio al festival.

Prossimo anno ci saranno le elezioni comunali a Treviso. Avete dei timori, tenendo conto che il vostro Festival è cresciuto con l’attuale amministrazione?
Non credere. Lo dico con abbastanza arroganza e non voglio spingermi in discorsi politici. Ti faccio un preambolo per spiegare la mia risposta: le prime tre edizioni di Home Festival sono nate sotto un’altra amministrazione, come ben sai. Alla tua domanda rispondo con un no: ormai è una realtà consacrata che non può avere paura della politica. Ti dico di più: sarà l’amministrazione in arrivo che dovrà tenere conto della rassegna. Se fino a cinque anni fa lo scenario era diverso, ora parliamo di una manifestazione che ha già idea di come sarà tra cinque anni.

Parlavamo di un’area che ha necessità di essere riqualificata. Avete mai pensato di collaborare con l’amministrazione per mettere a posto l’area per renderla un luogo di ritrovo permanente?
Sì, è da tempo che affrontiamo questo argomento con il Comune di Treviso perché abbiamo la necessità di rendere l’area ex Dogana migliore di quanto lo è oggi. Prima o poi pubblicheremo qualcosa per far capire che l’area di Home Festival, per una larga fetta dell’anno, è radicalmente diversa rispetto a come appare tra la fine di agosto e l’inizio di settembre.

Sei nel giro dei festival da circa dieci anni. All’estero i festival li fanno in aree scollegate dai vostri centri, come ad esempio Wacken, Coachella e Glastonbury. In Italia, secondo te, è l’urban festival la formula che funziona? Per dirti, il Modena Park di Vasco Rossi è stato fatto in centro a Modena.
Sono due filosofie totalmente diverse, e in Europa ci sono festival come Sziget che vengono fatti in centro città. In Italia, personalmente, preferisco questa formula perché ci permette di godere pienamente delle belle città che abbiamo. Il sogno è un altro: che in Italia funzioni la formula dei festival, nome che ormai è stato inflazionato al punto che anche alcune sagre se lo sono fatto proprio. A prescindere dalla location, l’urban festival vince perché siamo ricchi di borghi affascinanti.

Photo Credit: Home Festival