Intervista agli Anti-Flag: “Il nostro prossimo disco sarà su Trump”

Gli Anti-Flag non sono il tipo di gruppo capace di fermarsi: ad una prolificità in studio (ben quattro dischi in dieci anni), gli statunitensi hanno aggiunto un’attività live incessante, che li porterà in Italia per un concerto da headliner il 14 maggio 2019 all’HT Factory di Seregno (MB). In occasione dell’imminente ritorno in Italia abbiamo fatto due chiacchiere con il bassista Chris #2.

Avete pubblicato gli ultimi tre dischi con la parola “American” nel titolo; possiamo descrivere questi dischi come un unico progetto?
Sì, è la prima volta che abbiamo fatto dei lavori collegati tra loro, e nello specifico riguardanti argomenti politici. Non ci riferiamo a persone specifiche o a precisi momenti storici, ma all’empatia e alla lotta al cinismo. I dischi sono stati concepiti per essere ricordati a lungo come strumenti per lottare per una giustizia economica e sociale per tutte le persone e per il nostro pianeta.

Perché avete deciso di registrare “American Reckoning”?
Onestamente credavamo di poter dare ad alcune canzoni dei due dischi una second avita. Ma, visto che alcune canzoni furono concepite proprio come brani acustici, ci è sembrato doveroso documentare come furono state scritte in origine.

“American Fall” e “American Spring” sono due album incentrati sulla connessione tra persone e politica. Pensi che la presidenza Trump sia l’inizio di un’era “oscura” per la politica internazionale? Il futuro lo vedi più luminoso o più oscuro?
Con l’oscurità arriva sempre la luce. Nelle persone percepisci il desiderio di lavorare per sconfiggere il bigottismo di Trump, il razzismo, il sessismo, l’omofobia e la trasfobia, tutte queste normalizzazioni del bigottismo sono oggetto di critiche in tutto il mondo e questa cosa ci sta dando molta speranza. Posso dirti che il prossimo disco sarà su Trump, la paura, la rabbia, il dolore, tutti i fratelli e sorelle che stanno soffrendo e morendo per Trump e il suo regime di odio. Il sangue del nostro mondo è nelle sue mani.

Siete stati molto attivi negli ultimi dieci anni, con numerosi EP e ben quattro dischi, un’anomalia in una scena dove i gruppi preferiscono andare in tour piuttosto che registrare in studio. Perché questa decisione?
Vogliamo fare un commento sociale che sia commovente e topico. Vogliamo creare arte velocemente e diffonderla nel modo più ampio possibile. Il lavoro in studio è un’applicazione di questa idea.

Tornerete in Italia per un concerto da headliner. Suonerete anche brani da “American Reckoning”? Farete uno show acustico?
Interessante. Ora come ora no, ma l’idea ci piace. Molto probabilmente aggiungeremo qualcosa in corsa!

Come attivisti di lunga data, tra Peta e Sea Shepherd, vedete in maniera positiva il recente interesse mondiale sulla tematica ambientale, grazie anche a giovani come Greta Thunberg?
Ovviamente! I giovani sono sempre i leader di questi movimenti empatici. Vedrai sempre persone giovani mettere gli altri e il pianeta prima di loro stessi. Il problema è portare avanti questo comportamento anche in tutti gli aspetti della vita. Greta è sicuramente un’eroina per noi!

Dopo questo tour prenderete una pausa o lavorerete ad un nuovo disco?
Di corsa in studio! Non v’è pace per gli empi!