La data di Marghera (VE) è la seconda delle tre che gli Atari Teenage Riot hanno programmato nel nostro paese per la prima parte del 2012, a nove mesi dai concerti di Roma e Milano fatti a ridosso della pubblicazione dell’ultimo “Is This Hyperreal?“. Serata che ha confermato il valore enorme di una band che ha dato un contributo fondamentale alla musica elettronica degli ultimi vent’anni. Non sarà un caso che Alec Empire e soci, in un periodo denso di proteste a livello mondiale, hanno scelto di inserire il Rivolta, uno dei più importanti centri della cultura alternativa del Nord Italia, nella loro tournée che dura quasi ininterrottamente dal 2010, anno della reunion.
Peccato per il pubblico: poco e poco attento (solo le prime file hanno saltato e sgomitato dall’inizio alla fine) e causa di imbarazzi più o meno evidenti da parte dello stesso Empire per più volte nello show. Ad aggravare il tutto, non solo i messaggi in inglese spesso non compresi da buona parte dei fan accorsi, ma anche il fatto che l’attesa per i pezzi più “pop” del repertorio si faceva sentita già dall’inizio del concerto. “Revolution Action” infatti è stata piazzata alla fine, quasi per dare un contentino a chi la acclamava già dal secondo pezzo. E, in tutta onestà, in una setlist tiratissima come quella proposta a Marghera brani come quello e una “Rage” (non proposta) c’entravano come i cavoli a merenda. Ampio spazio all’ultima fatica, dalla quale vengono estratte canzoni come “Activate” (piazzata in apertura), “Codebreaker” e i singoli “Black Flag” (proposto in versione studio e come remix all’inizio del concerto) e “Blood In My Eyes”: nella veste live tutte queste tracce guadagnano diversi punti nel confronto alla rispettiva versione su cd. Dal resto della scaletta vale la pena citare due dei brani proposti dal debutto “Delete Yourself“, i migliori episodi dei 90 minuti di show: “Start The Riot” e “Atari Teenage Riot” sono delle vere e proprie mazzate che sembrano volerci dire che i berlinesi non han rivali nel mixare la potenza della techno all’aggressività del punk.
Chi si aspettava un terzetto svogliato dalla poca partecipazione del pubblico è stato prontamente smentito: gli Atari Teenage Riot del 2012 si sbattono come pochi, rimanendo comunque capace di mantenere una fredda lucidità nella follia incontrollata che caratterizza i loro pezzi. Scontato dire che il ruolo di frontman è quello di Alec Empire: unico rimasto della formazione originale (insieme, a dir la verità, all’Atari del 1991 che ha dato il nome alla band), lui è gli Atari Teenage Riot, a livello di immagine, di carisma e soprattutto a livello compositivo. Potrebbe essere la sparata del secolo, ma definire lui come il Trent Reznor del Vecchio Continente non è errato. Due brevi parole per gli altri componenti: CX KiDTRONiK, purtroppo, non è stata la miglior scelta per rimpiazzare Carl Crack, soprattutto a livello vocale, mentre Nic Endo, già in lineup da diverso tempo, non fa rimpiangere per niente Hanin Elias. E non ci limitiamo al solo lato estetico, chiaramente.
Ottima band e suoni mediamente buoni, anche se in alcuni momenti caratterizzati da dei “vuoti di potenza” non trascurabili. Unico grande assente il pubblico che, come detto qualche riga fa, ha deluso qualitativamente e quantitativamente. Peccato, perché gli altri ingredienti per un gran concerto erano tutti presenti.
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Nicola Lucchetta