Public Enemy Chuck D “sfida” la nuova generazione di rapper

Nel corso di una recente esibizione a Toronto, il frontman dei Public Enemy Chuck D ha criticato il linguaggio degli artisti hip hop moderni, definendo il genere “un arte, un mestiere e un servizio pubblico, e non caos“. Il cantante, che in passato definì la musica rap come “la CNN dei neri” e che ha fatto la storia della musica come mezzo di protesta con brani come “Fight The Power“, ha precisato che gli artisti del genere sono obbligati, dal punto di vista morale, a trasmettere qualcosa di significativo nei loro testi, ma molti MC falliscono in questo obiettivo.

Devi dire qualcosa nei tuoi testi. Certo, puoi e dovresti riuscire ad essere divertente, ma sei obbligato a trasmettere qualcosa“: ha dichiarato Chuck D in una recente intervista al magazine statunitense Spinner. La sua critica si spinge, indirettamente, anche a due colossi del genere come Jay Z e Kanye West: ha infatti ammesso di non aver acquistato il debutto del progetto Watch The Throne e di aver rifiutato la proposta di suonare al recente festival Made In America, che si è tenuto lo scorso weekend a Philadelphia e la cui lineup è stata curata dallo stesso marito di Beyoncé. La causa di un decadimento di valori è, secondo quanto detto in un incontro con dei giovani artisti, le etichette discografiche, che impediscono al musicista di focalizzarsi sui veri problemi. Una scelta che gli stessi Public Enemy applicarono a fine anni Novanta, quando lasciarono la Def Jam per diventare indipendenti: “Siamo stati la prima band ad allontanarsi da accordi milionari nel 1998. Decidemmo di farlo per ‘There’s A Poison Goin’ On’ e abbiamo deciso di non tornare indietro“.


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