Bachi Da Pietra Quintale

Il nuovo lavoro dei Bachi Da Pietra, “Quintale”, è la conferma definitiva che è possibile fare musica di respiro internazionale mantenendo ben salde le radici linguistiche del nostro Paese. Al debutto con l’importante indipendente La Tempesta e al quinto capitolo della loro carriera, il duo conferma quanto fatto nei precedenti lavori, aumentando all’ennesima potenza la matrice rock/stoner, direttive stilistiche grazie alle quali incidono tredici legnate sui denti degli ascoltatori, grazie all’aiuto di Giulio “Ragno” Favero in cabina di regia e ad un cellulare, protagonista nella conclusiva “Baratto@bachidapietra.com“, ironica visione personale di un mondo, quello discografico, inevitabilmente segnato dal download illegale.

Ma sono negli altri dodici brani che i Bachi danno il meglio di sé: con delle parti pesanti a cavallo tra Black Sabbath (“Haiti“, “Brutti Versi“, “Paolo Il Tarlo“) e l’hardcore più minimale e low fi (“Coleotteri“), collocate soprattutto nella prima parte, Giovanni Succi e Bruno Dorella sterzano verso il blues nella parte centrale e finale, dove è difficile non segnalare un episodio isolato come “Io Lo Vuole“, che inserita in un contesto heavy la fa sembrare quasi un pezzo radiofonico, con degli echi di Negrita incasellati alla perfezione nel loro suond.

Un gruppo che se si fosse formato in Regno Unito troverebbe di sicuro un posto di spicco in festival di “settore” (vedi Roadburn); i Bachi Da Pietra di “Quintale” restano comunque un progetto che, pur presentando l’inglese solo per brevi parentesi (“Pensieri Parole Opere“), ha sfoderato un lavoro che meriterebbe di essere considerato anche all’estero.

Nicola Lucchetta

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