Intervista Adriano Viterbini Il Bud Spencer Blues Explosion che balla da solo

adriano viterbini

Adriano Viterbini mette da parte il suo progetto più famoso, i Bud Spencer Blues Explosion, per lavorare al suo debutto solista “Goldfoil, nei negozi da venerdì 22 marzo per l’etichetta Bomba Dischi. “Goldfoil” è un disco interamente strumentale nel quale il musicista romano rispolvera il concetto di “chitarra primitiva“, negli ultimi anni caduta non meritatamente nel dimenticatoio, e sonorità, come quelle dell’Africa Nera, non usuali per un mercato come quello italiano. Viterbini sta intraprendendo in questi giorni un tour promozionale, che lo terrà impegnato nella sua prima leg per tutto il mese di aprile 2013, nel quale proporrà uno show totalmente diverso dai suoi standard: i protagonisti, infatti, saranno solamente lui e le chitarre. Una scelta che non prevede ogni tipo di accompagnamento, fatta eccezione per un piccolo sintetizzatore, per uno show della durata di circa un’ora.

Abbiamo avuto l’occasione di incontrare Adriano Viterbini poche ore prima della prima data del suo tour, che si è tenuta proprio il giorno dell’uscita di “Goldfoil” presso l’Apartamento Hoffman di Conegliano (TV). Una chiacchierata che ci delinea l’idea che è alla base di un progetto a suo modo universale e innovativo. E nel quale emerge quel sogno americano, che è nel cassetto di ogni musicista che si rispetti.

Bud Spencer Blues Explosion, diverse collaborazioni e ora è arrivato il momento del tuo primo disco solista, “Goldfoil”. Come sono nati i pezzi?
Sostanzialmente è come se fosse un taccuino d’appunti che ho deciso di mettere insieme e “fermare” su un disco. Parlo di un’insieme di influenze che pensavo che prima o poi sarebbero andate scomparse: sono delle musiche che ho studiato ma che poi, cambiando genere musicale suonato, ho perso con il tempo. Perché ho deciso di fermare questo momento? Perché pensavo che fosse maturo e particolarmente azzeccato per quello che volevo dire e, soprattutto, mi piaceva l’aspetto della chitarra intesa come voce e strumento con il quale mi potevo esprimere, una chitarra semplice utilizzata per esprimere quello che ho dentro senza alcun orpello.

Nella rosa dei brani è presente quella “Blue Man” che è un vero tributo alla musica nera, passione che è emersa anche nel tuo passato con altri gruppi. Come è nata in te la passione per questo tipo di musica?
Perché ultimamente per me è fuori di dubbio che la musica africana sia quella più originale al giorno d’oggi. Quelle melodie tuareg, ad esempio, hanno quel piglio semplice e allo stesso tempo ballabile, come la musica da discoteca, ma con un linguaggio che ai più è ancora sconosciuto. Ci sono diversi gruppi che potrei portarti come esempio, ed il primo che mi viene in mente sono i Terakaft. “Blue Man” è un po’ questo: prendere quei fraseggi e mescolarli con le mie influenze, senza però ragionare in maniera cervellotica ma, anzi, lavorando in modo istintivo e con un processo semplice. Per quanto riguarda la musica africana, tutto è arrivato per una curiosità verso qualcosa per me nuovo.

E cosa mi racconti di “New Revolution Of The Innocents”, il brano che ti vede collaborare con quell’Alessandro Cortini che ha suonato nei Nine Inch Nails? Tra l’altro è anche l’unico pezzo dove compare qualcosa al di fuori della chitarra..
Sono partito dall’idea che l’unico strumento musicale che avrebbe potuto essere interessante come strumento aggiuntivo nel mio disco era un sintetizzatore, perché qualsiasi altra scelta sarebbe risultata scontata e poco fantasiosa. Fatta questa scelta mi sono chiesto “chi è quel musicista che, al giorno d’oggi, usa i sintetizzatori in modo originale, innovativo?” e la persona più adatta l’ho vista in Alessandro Cortini. Ho la fortuna di avere degli amici in comune con Alessandro, per cui è stato semplice poter avere un confronto. E’ stato bello poter ricevere da parte sua questa partecipazione, è stato fighissimo.

Per la promozione del disco hai registrato il video di “Kensington Blues”..
Che è un viaggio, come un viaggio è anche l’intero disco. E mi piaceva l’idea di rappresentare il viaggio dal punto di vista della chitarra, semplice, e non mio. Dal punto di vista tecnico la cosa è stata simpatica: abbiamo infatti inserito una videocamera all’interno della buca della chitarra, senza dover fare alcun danno allo strumento. La scelta di un video così è voluta, perché è l’emblema di quanto volevo fare in “Goldfoil”.

Il disco esce in Italia oggi e da settembre sarà disponibile anche in Europa per Rough Trade. Come è nata la collaborazione con un colosso della musica indipendente e questa cosa, soprattutto, ti spingerà a pianificare date all’estero?
Per l’estero al momento ci stiamo lavorando: sarebbe bello organizzare un bel tour per lanciare il disco anche al di fuori dell’Italia. Però ad oggi non è la cosa più importante alla quale ci stiamo dedicando, al momento ci interessa solo lavorare ad una scaletta o ad un video promozionale. Parlando di Rough Trade.. loro ci hanno dato un’opportunità. “Goldfoil” è un disco strumentale, quindi non presenta lo scoglio della lingua. Per cui non ci sono vincoli né confini per la sua promozione.

Quale sarà il tuo futuro appena terminerai la promozione di “Goldfoil”? Un altro disco solista? Altre collaborazioni?
Subito, appena finita la promozione, entrerò in studio con i Bud Spencer Blues Explosion con dei pezzi ai quali stiamo lavorando che spaccano il culo. Questo sarà il futuro di Adriano. Poi è chiaro, mi auguro di avere la possibilità di confrontarmi con persone dalle quali potere imparare qualcosa di più. Poi c’è sempre il sogno dell’America, che ogni anno mi promettono di avverare. Per il quale però mi blocco da solo, perché al momento non ho la possibilità di inserirmi in quei circuiti in poche settimane. Dovrei prendere, mollare tutto, andare a vivere là per diverso tempo e cominciare a suonare in giro. Purtroppo è una cosa che al momento non mi posso permettere perché sto lavorando duramente per crearmi una realtà musicale qua, è una cosa che ci tengo molto. Però fa parte di quella lista dei sogni alla quale vorrei lavorare, e che potrei realizzare grazie ad un disco che ritengo universale: posso farlo ascoltare a chiunque ma nessuno penserebbe che è stato registrato da qualcuno di Castel Gandolfo, provincia di Roma!

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Intervista Adriano Viterbini Il Bud Spencer Blues Explosion che balla da solo

adriano viterbini

Adriano Viterbini mette da parte il suo progetto più famoso, i Bud Spencer Blues Explosion, per lavorare al suo debutto solista “Goldfoil, nei negozi da venerdì 22 marzo per l’etichetta Bomba Dischi. “Goldfoil” è un disco interamente strumentale nel quale il musicista romano rispolvera il concetto di “chitarra primitiva“, negli ultimi anni caduta non meritatamente nel dimenticatoio, e sonorità, come quelle dell’Africa Nera, non usuali per un mercato come quello italiano. Viterbini sta intraprendendo in questi giorni un tour promozionale, che lo terrà impegnato nella sua prima leg per tutto il mese di aprile 2013, nel quale proporrà uno show totalmente diverso dai suoi standard: i protagonisti, infatti, saranno solamente lui e le chitarre. Una scelta che non prevede ogni tipo di accompagnamento, fatta eccezione per un piccolo sintetizzatore, per uno show della durata di circa un’ora.

Abbiamo avuto l’occasione di incontrare Adriano Viterbini poche ore prima della prima data del suo tour, che si è tenuta proprio il giorno dell’uscita di “Goldfoil” presso l’Apartamento Hoffman di Conegliano (TV). Una chiacchierata che ci delinea l’idea che è alla base di un progetto a suo modo universale e innovativo. E nel quale emerge quel sogno americano, che è nel cassetto di ogni musicista che si rispetti.

Bud Spencer Blues Explosion, diverse collaborazioni e ora è arrivato il momento del tuo primo disco solista, “Goldfoil”. Come sono nati i pezzi?
Sostanzialmente è come se fosse un taccuino d’appunti che ho deciso di mettere insieme e “fermare” su un disco. Parlo di un’insieme di influenze che pensavo che prima o poi sarebbero andate scomparse: sono delle musiche che ho studiato ma che poi, cambiando genere musicale suonato, ho perso con il tempo. Perché ho deciso di fermare questo momento? Perché pensavo che fosse maturo e particolarmente azzeccato per quello che volevo dire e, soprattutto, mi piaceva l’aspetto della chitarra intesa come voce e strumento con il quale mi potevo esprimere, una chitarra semplice utilizzata per esprimere quello che ho dentro senza alcun orpello.

Nella rosa dei brani è presente quella “Blue Man” che è un vero tributo alla musica nera, passione che è emersa anche nel tuo passato con altri gruppi. Come è nata in te la passione per questo tipo di musica?
Perché ultimamente per me è fuori di dubbio che la musica africana sia quella più originale al giorno d’oggi. Quelle melodie tuareg, ad esempio, hanno quel piglio semplice e allo stesso tempo ballabile, come la musica da discoteca, ma con un linguaggio che ai più è ancora sconosciuto. Ci sono diversi gruppi che potrei portarti come esempio, ed il primo che mi viene in mente sono i Terakaft. “Blue Man” è un po’ questo: prendere quei fraseggi e mescolarli con le mie influenze, senza però ragionare in maniera cervellotica ma, anzi, lavorando in modo istintivo e con un processo semplice. Per quanto riguarda la musica africana, tutto è arrivato per una curiosità verso qualcosa per me nuovo.

E cosa mi racconti di “New Revolution Of The Innocents”, il brano che ti vede collaborare con quell’Alessandro Cortini che ha suonato nei Nine Inch Nails? Tra l’altro è anche l’unico pezzo dove compare qualcosa al di fuori della chitarra..
Sono partito dall’idea che l’unico strumento musicale che avrebbe potuto essere interessante come strumento aggiuntivo nel mio disco era un sintetizzatore, perché qualsiasi altra scelta sarebbe risultata scontata e poco fantasiosa. Fatta questa scelta mi sono chiesto “chi è quel musicista che, al giorno d’oggi, usa i sintetizzatori in modo originale, innovativo?” e la persona più adatta l’ho vista in Alessandro Cortini. Ho la fortuna di avere degli amici in comune con Alessandro, per cui è stato semplice poter avere un confronto. E’ stato bello poter ricevere da parte sua questa partecipazione, è stato fighissimo.

Per la promozione del disco hai registrato il video di “Kensington Blues”..
Che è un viaggio, come un viaggio è anche l’intero disco. E mi piaceva l’idea di rappresentare il viaggio dal punto di vista della chitarra, semplice, e non mio. Dal punto di vista tecnico la cosa è stata simpatica: abbiamo infatti inserito una videocamera all’interno della buca della chitarra, senza dover fare alcun danno allo strumento. La scelta di un video così è voluta, perché è l’emblema di quanto volevo fare in “Goldfoil”.

Il disco esce in Italia oggi e da settembre sarà disponibile anche in Europa per Rough Trade. Come è nata la collaborazione con un colosso della musica indipendente e questa cosa, soprattutto, ti spingerà a pianificare date all’estero?
Per l’estero al momento ci stiamo lavorando: sarebbe bello organizzare un bel tour per lanciare il disco anche al di fuori dell’Italia. Però ad oggi non è la cosa più importante alla quale ci stiamo dedicando, al momento ci interessa solo lavorare ad una scaletta o ad un video promozionale. Parlando di Rough Trade.. loro ci hanno dato un’opportunità. “Goldfoil” è un disco strumentale, quindi non presenta lo scoglio della lingua. Per cui non ci sono vincoli né confini per la sua promozione.

Quale sarà il tuo futuro appena terminerai la promozione di “Goldfoil”? Un altro disco solista? Altre collaborazioni?
Subito, appena finita la promozione, entrerò in studio con i Bud Spencer Blues Explosion con dei pezzi ai quali stiamo lavorando che spaccano il culo. Questo sarà il futuro di Adriano. Poi è chiaro, mi auguro di avere la possibilità di confrontarmi con persone dalle quali potere imparare qualcosa di più. Poi c’è sempre il sogno dell’America, che ogni anno mi promettono di avverare. Per il quale però mi blocco da solo, perché al momento non ho la possibilità di inserirmi in quei circuiti in poche settimane. Dovrei prendere, mollare tutto, andare a vivere là per diverso tempo e cominciare a suonare in giro. Purtroppo è una cosa che al momento non mi posso permettere perché sto lavorando duramente per crearmi una realtà musicale qua, è una cosa che ci tengo molto. Però fa parte di quella lista dei sogni alla quale vorrei lavorare, e che potrei realizzare grazie ad un disco che ritengo universale: posso farlo ascoltare a chiunque ma nessuno penserebbe che è stato registrato da qualcuno di Castel Gandolfo, provincia di Roma!

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