L’ombra dei Meshuggah è tornata in Italia lo scorso 30 aprile in un New Age Club di Roncade da tutto esaurito, ad una manciata di mesi dall’altro clamoroso sold out ottenuto all’Alcatraz di Milano poco prima di Natale. La parola “ombra” non è detta a caso: i Meshuggah del 2013, infatti, sono la fotocopia sbiadita e fatta male di quelli che tra la seconda metà degli anni Novanta e l’inizio del nuovo Millennio rovesciarono le carte del tavolo, tracciando le linee guida di quello che poteva essere considerato il metallo del futuro. Partiti dall’attitudine punk di “Contradiction Collapse” (che conteneva degli stacchi strumentali micidiali, ad esempio questo), con il trittico successivo “Destroy Erase Improve“, “Chaosphere” e “Nothing” si imposero con le loro sonorità opprimenti e pesanti, utilizzando partiture ritmiche complesse e influenze di altri generi (il jazz per i soli di Fredrik Thordendal) come veri e propri punti di forza.
Peccato che tutte queste premesse siano state confinate in soli due brani di una scaletta composta da quattordici pezzi: “New Millennium Cyanide Christ” e “Rational Gaze” riescono a far apparire come “banali” estratti come “Swarm” e “Combustion” e, contemporaneamente, a far arrabbiare perché saranno appunto le uniche due citazioni dai primi quattro album della loro ventennale carriera. Il resto è terreno praticamente esclusivo delle ultime due release, “Obzen” e “Koloss“, e di un medley preso da “Catch Thirtythree“, al quale viene dato spazio nel lungo encore. Aggiungete infine dei suoni non all’altezza della situazione (errore imperdonabile, visto che da anni lavorano esclusivamente in digitale), capaci di non farci apprezzare pienamente i virtuosismi del batterista Tomas Haake, e la frittata è fatta. Ed è un peccato, perché dal punto di vista meramente esecutivo gli scandinavi sono ancora dei riferimenti per tutto il movimento metal, con il cantante Jens Kidman (tra i migliori frontman in circolazione) e i già citati Thordendal e Haake che trainano un gruppo che dal vivo offre ancora potenzialità devastanti, ma che in studio ha perso la bussola da almeno un lustro.
Piccola parentesi per i Decapitated, anch’essi l’ombra di quanto erano fino alla fine del 2007, anche se nel loro caso è stato il destino (che ha fatto perdere la vita al talentuoso batterista Witold “Vitek” Kiełtyka in un incidente stradale) a mettersi di traverso. Una formazione onesta ma che, se non andasse in giro con il marchio di grido di uno dei nomi più rispettati del death metal della prima metà degli anni Zero, probabilmente verrebbe ignorata dalla maggior parte della gente.
Setlist Meshuggah: Swarm, Combustion, Rational Gaze, obZen, Lethargica, Do Not Look Down, The Hurt that Finds You First, I Am Colossus, Bleed, Demiurge, New Millennium Cyanide Christ, Dancers to a Discordant System, In Death – Is Life, In Death – Is Death