I Paramore, prima con “All We Know Is Falling” e poi con l’acclamato “Riot!”, hanno dato inizio al filone pop-punk con cantante femminile che ha creato più vittime che episodi positivi nel giro di un lustro. In un movimento ricco di band anonime e che fanno il verso, spesso in maniera spudorata, alla band di Hayley Williams (leggasi le imitatrici che si sono messe attorno di fatto un paio di turnisti), solo gli australiani Tonight Alive sono stati capaci di ritagliarsi un ruolo di primaria importanza. I We Are The In Crowd si posizionano nel mezzo: una band dalle buone idee ma che, molto probabilmente, senza i ragazzi di Franklin manco sarebbe esistita.
Il punto di forza del gruppo newyorkese, che torna a tre anni dal debutto “Best Intentions“, è il dualismo tra la cantante Taylor Jardine e il cantante/chitarrista Jordan Eckes, attorno al quale gravita tutto l’universo We Are The In Crowd. L’inserimento di un secondo elemento “pesante” (e pensante) nel gruppo porta i brani, nei quali è viva comunque la matrice Paramore (“The Best Thing”, “Attention” e la conclusiva “Reflections” potrebbero essere senza alcun problema delle loro b-side), alcune trovate che li differenziano dal ruolo di semplice gruppo-clone: coraggiosa, da questo punto di vista, la scelta di aprire il disco con una potente ballad-anthem come “Long Live The Kids”, singolo dall’alto potenziale soprattutto dal vivo, e quella “Come Back Home” che può essere vista come un’anteprima del potenziale che il gruppo potrà presentare nel prossimo full length.
Un disco nel quale manca il singolone di alto grido (ma, se dobbiamo essere sinceri, l’unico che può avere questo status risale al primo EP e si intitola “Never Be What You Want”), ma che contiene tanti brani adatti al target al quale sono destinati. Non saranno i nuovi Paramore (quelli sono in Australia), ma sarebbe fin troppo riduttivo bollare i We Are The In Crowd come semplice clone.