Duff McKagan’s Loaded – Sick

Il triennio 2007-2009 rimarrà nella storia del rock come quello che ha “partorito” ben tre uscite provenienti dal genio di ex componenti dei Guns n’ Roses, quella band che è stata tra le più geniali degli ultimi trent’anni. Nel 2007 “Libertad” dei Velvet Revolver; lo scorso anno “Chinese democracy” della band solista di Axl Rose (non ce la faccio a chiamarli Gn’ R, scusate). Quest’anno tocca a “Sick”, il disco dei Loaded, progetto del biondo Duff McKagan riesumato lo scorso anno dopo le notizie negative provenienti dal fronte Velvet Revolver (leggasi: l’ennesimo allontanamento di Scott Weiland da un gruppo per i soliti noti motivi di dipendenze da alcol e droghe).

“Sick” è un discreto disco di mestiere fatto per salire nel carro del revival di quelle sonorità street che tanto vanno in voga negli ultimi anni (soprattutto nell’underground italiano). Qualche filler, tanti brani carini e ricchi di melodie accattivanti e un Duff McKagan in formissima alla chitarra e al microfono; ma nessuno di questi riesce a spiccare per originalità e, soprattutto, manca quel pezzo da novanta, quella “Paradise city”, che ti fa saltare dalla sedia e urlare al miracolo. Bello quando i Loaded fanno il verso ai Guns, come su “Sleaze factory”, ma anche su territori più rock mainstream la band dimostra di saperci fare, come su “Forgive me”, probabilmente il pezzo più riuscito del disco.

Peccato che questi rimangano i due brani più riusciti di “Sick”: non che il resto dell’album faccia schifo, ma molto probabilmente fan e stampa hanno scaricato addosso a questi Loaded così tanto hype che anche dei pezzi buoni vengono percepiti come mediocri. Forse è colpa nostra, che giudichiamo troppo guardando al passato; forse è colpa dei Guns n’ Roses, che con “Appetite for destruction” sono riusciti a rendere mediocri il 99% delle uscite del genere passate e future. Ma non ce la sentiamo di giudicare in maniera negativa Duff McKagan: alla fine ha fatto il suo dovere, pubblicando un disco di discreto rock and roll, ma che ha il difetto di non riuscire a togliersi di dosso la pesantissima ombra del passato.

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