Pendulum: Rob Swire e Gareth McGrillen ci parlano di “Immersion”

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In ambito rock mixato con l’elettronica, i Pendulum sono la band del momento: “Immersion” si candida ad un posto tra le release più importanti di questo 2010 e i loro live, nei festival grandi e anche nei piccoli club, sono tra i più divertenti e potenti che si possono vedere attualmente.


Cosa che la band ha confermato nelle due date italiane di fine settembre, accolte dai fan con un gran calore sfociato nel sold out dei Magazzini Generali.

Proprio poche ore prima del loro show milanese, abbiamo incontrato Rob Swire, mastermind della band, e il bassista/compagno di avventure, sin dagli esordi con gli Xygen, Gareth McGrillen nei camerini del locale. Argomento principale, ovviamente, “Immersion”.

Un 2010 per voi molto importante, che vi ha visto praticamente ovunque in giro per l’Europa..
Di sicuro il 2010 è stato per noi un anno impegnativo: abbiamo fatto moltissimi festival in giro per l’Europa, siamo stati in Germania per varie date, ieri eravamo a Roma e oggi siamo qui a Milano per due date italiane roventi. Le serate che faremo in Regno Unito a dicembre nelle varie arene saranno sicuramente le dieci più importanti che faremo dall’inizio della nostra storia. Se abbiamo in programma qualche sorpresa? Non saprei ad essere sincero, però il nostro sogno sarebbe quello di vedere Courtney Love dividere il palco con noi!

Cosa pensate della gente che, ascoltando “Immersion”, pensa di essere di fronte ad una raccolta di singoli presi da diverse band?
Il nostro scopo con questo nuovo disco è stato quello di prendere tutta la musica che ascoltiamo ed apprezziamo e comporre delle canzoni attorno ad essa. Non parlerei di concept, ma di un lavoro che riflette alla perfezione i nostri gusti musicali. Proprio per questa ragione, “Immersion” è un disco che può far contenti molti appassionati di musica: ci trovi dentro la musica heavy, l’elettronica, la drum and bass, il dubstep. In poche parole, per noi è un mix di quanto abbiamo già fatto in “Hold your colour” e “In silico”, al quale abbiamo voluto aggiungere i nuovi “feeling” che abbiamo vissuto durante le registrazioni.

Come sono nate le collaborazioni con Steven Wilson (Porcupine Tree), Liam Howlett (Prodigy) e Anders Friden (In Flames)?
Sono nate per caso: abbiamo inviato una serie di messaggi in Codice Morse e, dopo una serie di “bip bip bip”, abbiamo aspettato fino a quando qualcuno ci ha inviato una risposta del tipo “Ma sì, proviamo a fare qualcosa!”. A parte gli scherzi, il tutto è partito da una lista di collaborazioni che avremmo voluto vedere in “Immersion” e alla fine, dopo una selezione, siamo entrati in contatto con questi tre artisti. Una cosa che può sembrare apparentemente difficile da gestire in realtà è filata liscia e il tutto si è svolto piuttosto velocemente. Anche se l’apporto di Liam, Steven e Anders è stato importante nel risultato finale del pezzo, abbiamo deciso di coinvolgerli con dei pezzi che erano già pronti nella struttura base: il loro compito è stato quello di aggiungere quel qualcosa in più che avrebbe reso speciali i pezzi. Se devo dirti la verità, delle tre collaborazioni è quella con Liam che ha risentito maggiormente del peso dell’ospite.

Perché non avete scelto una di queste tre canzoni come singolo e, piuttosto, avete optato per “The Island”?

Potevamo decidere di utilizzare uno dei tre pezzi nati dalle collaborazioni per pompare la promozione del nostro nuovo disco, ma non abbiamo voluto sfruttare nomi altrui e altisonanti per ottenere una maggiore fama. Abbiamo scelto, come ben saprai, “Witchcraft”, “Watercolour” e “The Island”. Il terzo, un pezzo che su disco dura circa 9 minuti, in realtà non è un’operazione coraggiosa: il singolo promozionale trasmesso dalle radio è infatti una edizione ridotta della prima parte, che dura poco meno di tre minuti e mezzo!

Quanto ha pesato il trasferimento in Regno Unito nella fama dei Pendulum?
Il nostro trasferimento in Regno Unito è stata una scelta fondamentale per il futuro dei Pendulum: in pochi anni siamo partiti da un successo locale, che avevamo in Australia con gli Xygen, e arrivati alla fama planetaria di questi giorni. Di sicuro, se fossimo rimasti là a quest’ora saremmo diventati dei tosatori di pecore, dei commessi al supermercato o, nella peggiore delle ipotesi, ci troveresti alla cassa di un McDonald a servirti un panino!

La vostra data al Sonisphere di Knebworth è stata un successone. Cosa ricordate di quel concerto?
Vedere 40mila persone saltare e ballare durante il nostro set al Sonisphere di Knebworth è stata una cosa bellissima e che ricorderemo per molto tempo.  E’ stato un onore per noi partecipare a questo festival e vedere tutta questa gente molto attiva durante il nostro concerto ci ha fatto capire che non eravamo lì per puro caso. Il nostro obiettivo era di far sentire ai fottuti metallari qualcosa di nuovo come la musica elettronica e la drum n bass dei Pendulum e, come potrai ben capire, il risultato ottenuto è stato eccezionale.

Nicola Lucchetta

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