Dillinger Escape Plan: ci manca ancora molto per raggiungere la vetta

dillinger escape plan intervista 2010

“Option Paralysis” è l’ultimo disco dei Dillinger Escape Plan, una delle band più famose e stimate della nuova scena hardcore. Abbiamo incontrato due componenti della band, il cantante Greg Puciato e il bassista Liam Wilson, per una lunga chiacchierata prima dello show di Roncade (TV)


che, come chiunque si sarebbe aspettato, è stato un successo.

Perché avete deciso di produrre “Option Paralysis” per la vostra etichetta Party Smashers Inc.?
Abbiamo deciso di lavorare con una nostra label ma non siamo stati pienamente autonomi: infatti per la distribuzione ci siamo appoggiati alla francese Season of Mist, siglando un accordo lo scorso anno. E’ necessario l’aiuto di gente che sta nel settore perché l’industria musicale sta subendo profondi cambiamenti: per esempio, molti negozi stanno chiudendo e la gente come noi non sa cosa potrà succedere nel giro di un paio di anni. La scelta di autoprodurci e creare una nostra label è nata allo scopo di avere un controllo pieno del nostro materiale e perché con altre etichette, come abbiamo fatto in passato, resti all’atto pratico un nome tra tanti. L’artwork è stato curato da Dimitri Minakakis, ex componente dei Dillinger Escape Plan ma sempre vicino al nostro universo: con lui avevamo già lavorato in “Miss Machine” (suo l’artwork) e con “Ire Works” (backing vocals). E’ una persona a noi familiare e con la quale ci sentiamo in sintonia dal punto di vista artistico.

Ci sono state differenze a livello di produzione e scrittura di brani rispetto ai vostri precedenti album?
Di sicuro la più importante è stata quella di lavorare con un nuovo batterista. Per il resto non ci sono state grosse variazioni: le canzoni sono arrivate come sempre in maniera piuttosto spontanea, abbiamo lavorato sempre con il solito produttore nello stesso studio.. sembrerà la cosa più banale e ovvia, ma l’unico grosso cambiamento rispetto ad “Ire Works” resta l’ingresso di Billy Rymer! In alcune interviste abbiamo detto che “Option Paralysis” è per noi il nostro disco più vicino all’heavy metal anche se, a conti fatti, di brani riconducibili a questo genere ce ne sono al massimo 5 o 6. La cosa dipende però moltissimo anche da cosa tu intendi per metal e se, soprattutto, lo inserisci nella maniera più vasta possibile. Molta gente, appena gli accenni questo genere, pensa subito a gruppi come gli Hammerfall o magari ai Nile, ma capirai che la musica dei Dillinger Escape Plan è molto diversa rispetto alla loro.

E perché avete abbandonato quelle melodie più catchy presenti su “Ire Works”, come ad esempio sul brano “Milk Lizard”?
A dirti la verità di melodia ne abbiamo messa molta anche su “Option Paralysis”, e forse ne puoi trovare più di quanta ne è presente nei precedenti nostri album. Molto probabilmente però la cosa non risalta perché è tutto fuorché catchy o “pop”. Un esempio è “Chinese Whispers” che, pur essendo heavy, ha comunque una parte melodica a livello strumentale non indifferente.

Avete raggiunto la 78a posizione di Billboard nella prima settimana di pubblicazione di “Option Paralysis”.. vi aspettavate un successo di questo tipo?
La cosa è bella e “cool”, ma alla nostra band interessa piuttosto trovarci nella top 10 dei dischi più acclamati dai fan e dalla critica. Le vendite restano comunque un qualcosa di relativo: ci sono degli Stati nei quali vendiamo pochissime copie, ma poi andiamo a suonare lì e notiamo che, rispetto al passato, abbiamo raddoppiato, se non triplicato, il pubblico. Questa cosa è sicuramente la più importante per un gruppo. Anche perché la logica di Billboard è molto perversa: può succedere che vendi 30000 copie di un disco nella prima settimana, ma in realtà queste sono quelle che vengono date ai negozi per le vendite.. la cosa peggiore, infatti, è che nella successiva può succedere che due terzi poi vengano restituite al distributore perché il negozio non riesce a piazzarle!

Non molto distante da qui avete suonato nel 2004 uno show molto particolare a Padova..

E’ quello nel quale abbiamo suonato tra il pubblico? Di sicuro uno dei più memorabili concerti che abbiamo mai suonato nella nostra carriera, del quale conserviamo in ricordo indelebile. Un danno all’impianto ci costrinse a suonare tra il pubblico e per noi è una cosa normale: ci è già successo in passato. La differenza è che, di solito, capitava in piccoli club per un centinaio di persone; in quel caso, avevamo attorno a noi qualche migliaio di fan. Questi sono i classici spettacoli che, se non avessero avuto degli intoppi, sarebbero stati “normali”; mentre queste piccole variazioni al programma hanno reso il tutto totalmente diverso, e quasi leggendario.. visto che siamo qui a parlarne a distanza di anni!

Siete dei membri attivi dell’associazione animalista PETA. E’ una cosa che assume un peso importante nella vostra musica?

No. Per farti un esempio: io (Liam Wilson, ndr) sono vegano, ma nei concerti non mi metto a dividere il pubblico di un concerto in persone che seguono il mio pensiero o meno, sarebbe una cosa inutile. A livello musicale, per farti un esempio, mi vedo più vicino ad un Ted Nugent che ad un qualsiasi musicista vegano. Se poi parliamo della vita extramusicale, la cosa assume un’altra dimensione. Indipendentemente da tutta la pubblicità che come band facciamo a questa associazione, condividiamo sul fatto che la crudeltà nei confronti degli animali, come ad esempio avviene con la caccia, sia una cosa assurda. Tutto il resto, come il noto manifesto che vede la nostra band con dei cagnolini, è pura vetrina, con la nostra band che ricorre alla fama per veicolare i valori di questa associazione ai suoi fan.

Billy Rymer è il vostro terzo batterista in tre album.. pensate di avere fatto finalmente la scelta giusta?
Da componente della sezione ritmica, penso di essere la persona migliore per parlarti di questa cosa. Come potrai immaginare Chris Pennie è quello che ha inventato lo stile e Gil Sharone, pur essendo un grande batterista, era troppo radicato a suoni sudamericani, come ad esempio la salsa, o al reggae. Ed è una cosa che si nota molto in “Ire Works”. Per il percorso che vogliamo intraprendere come band, fidati che Billy è la scelta migliore che potessimo fare. E’ molto giovane e con il tempo migliora in maniera esponenziale. E’ un batterista molto fresco e affamato di imparare, è questo che lo rende più bravo di giorno in giorno.

Domani sera suoneranno in questo club due nomi di grosso livello dell’hardcore: Sick of It All e Madball. Cosa pensate di queste band?
Prima di tutto non siamo mai stati per le competizioni tra gruppi: non è che ci preoccupiamo se, per farti un esempio, il giorno dopo nello stesso club suoneranno gli Every Time I Die. Sappiamo che difficilmente un fan verrà ad entrambi i concerti, per ovvi motivi finanziari, ma non ci mettiamo a fare la conta per vedere chi è meglio dell’altro. Inoltre, non ci siamo mai sentiti parte in maniera attiva di quella scena hardcore, e di sicuro i nostri fan difficilmente condividono il pensiero e lo stile di vita di quelli dei Sick of It All e Madball. Sono comunque due band che personalmente ammiro, soprattutto per la loro lunga carriera, ma credo che ormai siano arrivate ad un picco: difficilmente potranno crescere in futuro. Puoi vederli come una sorta di “dinosauri” della scena, nel senso più positivo del termine. Al contrario, la nostra band invece è in continuo mutamento e miglioramento: ci manca ancora molto per raggiungere la vetta.

Nicola Lucchetta

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