Michael Monroe – Sensory Overdrive

michael monroe sensory overdrive recensione

Che Michael Monroe sia uno degli artisti più sottovalutati nella storia del rock è cosa ormai certa. Chiuso definitivamente il capitolo Hanoi Rocks, il singer finlandese, icona glam/rock e fonte primaria d’ispirazione per i ben più noti Guns N’ Roses e Motley Crue, torna sulle scene con un album solista prodotto dal leggendario Jack Douglas.

Accompagnato da una band di prim’ordine, tra cui spiccano il fedelissimo ex Hanoi Rocks Sami Yaffa al basso e Steve Conte dei New York Dolls alla chitarra, Monroe sfodera in Sensory Overdrive una hit dietro l’altra: il disco è un mix di punk, rock’n’roll e sleaze metal, condito di melodia per quel tanto che basta per far sì che lo si ascolti tutto d’un fiato e, già al secondo giro, ti salga la voglia di canticchiarlo. La tripletta iniziale composta da Trick Of The Wrist, il singolo ’78 e Got Blood ci fa subito capire che Mike, alla soglia dei cinquant’anni, con l’immancabile duo armonica/sax e la sua voce potente e incalzante esaltata spesso dai cori, ha energia da vendere e ancora molto da dire al suo pubblico. Passando per la leziosa Superpowered Superfly e per il ritornello martellante di Modern Day Miracle, arriviamo a Gone Baby Gone, cantata con Lucinda Williams, dove si sfiorano atmosfere country. La voce sporca e inconfondibile di Lemmy Kilmister si amalgama perfettamente con quella del platinato finlandese nella travolgente Debauchery As A Fine Art, che chiude con la stessa potenza con cui è iniziato un album che si colloca tra le migliori uscite del mercato discografico di questa prima parte d’anno.

Il tour a supporto del disco toccherà anche l’Italia con tre imperdibili date a maggio, il 12 maggio al Rock N Roll di Romagnano Sesia, il 13 a Roncade ed il giorno seguente al Rock Planet di Pinarella di Cervia.

Barbara Chimenti

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