Intervista Dente Vivo serenamente il mio successo

Dente o Giuseppe?” “Dente va benissimo“. Così inizia la lunga chiacchierata con Giuseppe Peveri, in arte Dente, tornato nei negozi lo scorso ottobre con il suo quarto album “Io Tra Di Noi“. Lo abbiamo incontrato a poche ore dal suo concerto al New Age Club di Roncade (TV) per un’intervista-fiume nella quale non c’è stato un filo e proprio filo conduttore: nuovo disco, una comparsata alla tv tedesca, i giovani d’oggi e un ritorno discografico che potrebbe uscire nel 2013 sono solo alcuni degli argomenti toccati.

Il titolo del tuo ultimo album “Io tra di noi” ricorda molto quella “Io tra di voi” di Aznavour. Come mai questa citazione?
E’ un’idea che ho avuto tanto tempo fa: mi svegliai alla mattina con in testa il titolo della canzone di Aznavour e decisi di rielaborarlo a modo mio. L’ho trovato giusto per il mio disco e un gioco di parole che poteva rientrare tranquillamente nel filone di tutto quanto fatto in precedenza. Il senso comunque è vicino a quello di Aznavour: nella sua canzone c’era una coppia e lui era il terzo esterno che “rovinava” la serata. Nel mio caso, invece, non c’è nessun terzo incomodo, ma sono io stesso a rovinare il tutto; quindi faccio parte sia del “noi” ma sono anche l’elemento di disturbo.

Come sono andate le registrazioni del disco e come è stato il feedback dei media?
La risposta da parte di media e pubblico è stata buona e, se devo essere sincero, ben oltre le aspettative. Andando su un lato più tecnico, il disco è stato registrato a Pisa in una quindicina di giorni, in un bellissimo studio immerso nel nulla, per poi essere rifinito a Milano con tutte le sovraincisioni e i fiati. Rispetto al passato, ho deciso di cambiare studio e di lavorare a stretto contatto con un produttore discografico; sentivo la necessità di avere una testa in più che potesse darmi una mano nelle varie cose.

Hai ottenuto negli ultimi mesi una più che discreta popolarità (copertine, ottime recensioni, intervista su Radio Deejay), che comunque è frutto di un percorso durato circa sette anni. Come stai vivendo questo momento?
Lo vivo serenamente proprio perché è arrivato in questo modo, piano piano, con il tempo e a piccole tappe, senza sbalzi di alcun tipo. Vivo la mia carriera da musicista come un videogame: mano a mano che vai avanti con il gioco, prendi la tua monetina. Il successo comunque non mi ha cambiato perché sto continuando a fare quanto ho fatto da cinque anni a questa parte, cioè suonare in giro senza fermarmi mai. Il mio lavoro alla fine è stato un vero e proprio porta a porta, un po’ come quelli che vendono i Folletto con la differenza che sono stato il rappresentante della mia musica.

E come ti sei sentito quando certi critici hanno parlato di te come “giovane Dente”? Ti sei un po’ arrabbiato?
No, proprio di carattere è difficile che mi irriti. Sono delle cose che ormai ascolto e non ci penso su, un po’ come quando qualcuno ti chiede cosa pensi delle nuove tecnologie, quelle che ormai sono in giro da più di dieci anni e tanto nuove non sono. Tengo sempre presente che non sono giovane e che non ho iniziato a suonare l’altro ieri.. ma chiaramente non sono neanche vecchio.

Ho trovato molto curiosa la tua esperienza alla TV tedesca con Missincat..
L’esperienza ha avuto un che di surreale.. ero a Berlino proprio per promuovere la canzone “Capita”, che registrai insieme a Caterina a Milano e che poi ha trovato spazio nel suo disco. La situazione è stata assurda sia per la scelta di proporre un pezzo in italiano come singolo, sia perché è stato assurdo andare alla televisione alle otto di mattina in una specie di Unomattina tedesco. Con tanto di sveglia alle quattro per girare Berlino con tutta la strumentazione. Ho vissuto quelle giornate in un mondo che non sento mio con gente che parlava una lingua a me sconosciuta: è stato come essere in un altro pianeta.

Tu e altri artisti come Vasco Brondi, Paolo Benvegnù e, stando larghi, il Teatro Degli Orrori, siete un po’ i simboli della rinascita cantautorale. Secondo te, sarete capaci di raccogliere l’eredità dei nomi storici del filone, che ormai sta “perdendo i pezzi” tra i ritiri (Fossati) e i decessi improvvisi (Dalla)?
E’ una cosa che al momento non so. Certo, mi piacerebbe che fosse così. Poi ti dico.. in realtà anche loro, i nomi storici, non so se avessero raccolto l’eredità di qualcuno. Non credo comunque che ad oggi ci sia un vero e proprio ricambio generazionale perché artisti come De Gregori va ancora in giro a far concerti. Di sicuro ci sono dei musicisti che propongono cose belle, buone e appetibili nel senso buono del termine: diffondibili, pop nel senso di popolare, musica che può arrivare alla gente. Musica che negli ultimi anni si sta un po’ perdendo di vista, invasi da brani che durano mezza stagione e poi se ne vanno. Le canzoni che restano sono quelle vere, quelle di gente che scrive per un motivo suo, e non solo per andare in televisione.

Del tuo ultimo lavoro mi è rimasta impressa la frase “E’ stata l’adsl che vi ha unito” tratta da “Piccolo Destino Ridicolo”. L’hai scritta pensando a quella gente vestita un po’ retrò ma poi sempre attaccata a social network e cellulari?
Non proprio così, perché in realtà questa citazione è la prima di una serie di frasi presenti nella stessa canzone, nella quale si vuol narrare la tendenza che c’è da parte di molta gente allo stare con qualcuno per forza, per una difficoltà al restare da soli. In realtà non è il destino ad aver unito due persone, ma degli eventi esterni come l’adsl o una bevuta. E’ una cosa che personalmente non ho mai sopportato e ritengo comportamenti di questo tipo poco intelligenti: due persone secondo me stanno insieme per motivi molto più alti.

E i tuoi piani per il futuro?
“Io Tra Di Noi” è una pausa voluta dal collaborare con altri musicisti, anche se mi sono arrivate diverse proposte. Per il futuro non ho ancora deciso: sono cose che non pianifico e progetto con così largo anticipo, anche perché molte delle mie collaborazioni passate sono nate da chiacchierate o da incontri casuali. Il tour invece continuerà fino a ottobre, quindi avremo date per tutta l’estate, con una setlist che varierà già nel corso delle prossime settimane: adesso proponiamo otto pezzi dal nuovo lavoro, e non escludo che nelle prossime settimane ci possano essere cambi drastici. Anche perché d’estate suoni all’aperto e devi fare necessariamente una scaletta best of, non puoi permetterti di fare chitarra e voce negli open air. Poi a ottobre mi fermerò e inizierò a lavorare al del nuovo materiale: nel 2013 mi piacerebbe far uscire un nuovo disco.

Nicola Lucchetta

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