David Guetta – Listen

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Bisogna riconoscere a David Guetta l’aver raggiunto in passato un traguardo importante: essere stato uno dei primi DJ a portare la EDM nel mainstream, sdoganando alle masse il clubbing ed eventi come il Tomorrowland, le cui presenze sono praticamente triplicate dal 2008 in avanti. E, alla luce di questo “Listen”, salta all’occhio un’altra cosa: non occupategli le serate con DJ set ma lasciategli il tempo di produrre perché, dietro la cabina di regia, ha una marcia in più rispetto alla concorrenza. Mettetelo in uno studio di registrazione, fatelo lavorare con strumenti veri (true story: per “Listen” Guetta ha composto alla chitarra e al piano) e dategli qualche mese: possono solo arrivare cose buone.

Accompagnato dal solito circo di special guest (tra i tanti vale la pena citare i The Script, Emeli Sande, Afrojack e Nicki Minaj), meno prestigiosi rispetto ai precedenti album, il produttore francofono impacchetta una hit dietro l’altra, tirando fuori il meglio da chiunque (sì, anche dalla Minaj) e portando in dote quattordici potenziali singoli che, distribuiti singolarmente, farebbero facilmente la fortuna di altrettanti aspiranti DJ o produttori. Pur non tradendo quello che è ormai il suo trademark, David Guetta spara almeno quattro-cinque brani destinati ad una rotazione pesantissima nelle setlist delle discoteche di tutto il mondo, con altrettante tracce appena dietro. Il meglio arriva nelle due collaborazioni con Sam Martin ed entrambe utilizzate come singoli di lancio: buona “Lovers Of The Sun”, ma il vero brano di successo è “Dangerous”, con il suo intercalare funk e quella chitarra a levare che, ci sembra lecito pensare, sia una collaborazione non creditata con Nile Rodgers degli Chic.

Non ci sarà nessun guizzo emozionale ma, se consideriamo il mercato al quale è destinato “Listen” di David Guetta, il risultato finale è eccellente ed inattaccabile. Non avrà guadagnato nell’anno in corso i milioni di dollari di Calvin Harris e non avrà ottenuto un successo fulmineo come lo svedese Avicii, ma una cosa è fuori discussione: se non ci fosse stato David Guetta a sdoganare la EDM nel mondo, a quest’ora i due non camperebbero di diritti ma sarebbero nei club a far serate un giorno sì e l’altro pure per guadagnare (tanti) denari.

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